Rimangono commissariati il Miur e le graduatorie pettinate. Fatti salvi gli effetti processuali, l’instaurazione del contraddittorio e le misure cautelari. L’amministrazione va verso la condanna per lite temeraria. Nei prossimi giorni, attesa per le altre ordinanze.
È evidente che di fronte ai proclami di tanti azzeccagarbugli sulla questione coda-pettine, i giudici del lavoro di Milano, Verona, Biella non possono fare altro che confermare l’inserimento a pettine dei ricorrenti, disporre l’inserimento a pettine se ancora non avvenuto, oggetto del gravame, e alla luce del contraddittorio già illo tempore attivato, prendere tutte le determinazioni conseguenti, ovvero chiedere al Miur l’assegnazione di un contratto a tempo determinato o indeterminato in base alla collocazione del ricorrente secondo il nuovo punteggio spettante, tutte richieste già formulate dal commissario ad acta.
E così è successo ancora una volta a Biella, perché i ricorrenti che hanno riassunto il ricorso dal Tar Lazio al giudice del Lavoro rivendicano un diritto riconosciuto dalla corte costituzionale e perché è l’Amministrazione che espone lo Stato a una condanna per lite temeraria visto che a distanza di due anni continua a non pettinare le graduatorie e a non autorizzare posti in surroga per i ricorrenti che dimostrano di avere diritto a quel posto. I diritti si rivendicano nei processi come ogni avvocato sa o in sede di contrattazione proprio come i sindacalisti anche della Gilda Unams non sanno, visto che si sono riuniti tra il gennaio e il febbraio 2009, avallando il famoso D. M. 42/09 delle code della vergogna.
Estratto n. 72/2012