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Graduatorie: arriva la prima sentenza sul pettine, in tempi record

Il tribunale del lavoro di Milano chiude nel merito la vertenza iniziata dai ricorrenti dell’Anief nel 2009 al Tar Lazio, conferma l’inserimento a pettine, retrodata l’immissione in ruolo su posti accantonati e condanna il Miur al pagamento di 1.400 euro di spese legali. Evitata ai ricorrenti la cancellazione dei gradoni e del trasferimento. Aveva ragione l’Anief contro mestieranti azzeccagarbugli, incolti sindacalisti, complici politici.

Per i giudici di Milano, è evidente che il contraddittorio è stato correttamente instaurato già durante il processo amministrativo riassunto ora al giudice del lavoro, come è palese che la volontà del legislatore dal 1999 ad oggi è di consentire, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie, il trasferimento da una graduatoria all’altra. E in tema di assunzione, rimane invalicabile il dovere dell’amministrazione, anche nelle vesti di datore di lavoro privato, di assumere nel rispetto del principio costituzionale del merito e della parità di trattamento, come i giudici costituzionali hanno ribadito nella sentenza n. 41/2011. Irrilevanti, ai fini della decisione, le censure dei contro-interessati e del Miur circa la posizione dei restanti candidati inseriti tra gli ultimi immessi in ruolo e i ricorrenti assistiti dagli avvocati Ganci, Miceli, Fusari e Guerinoni.

Finalmente - chiosa il presidente dell’Anief, prof. Marcello Pacifico - si chiude una pagina giuridica già vinta diversi anni orsono: dopo la recente conferma dei provvedimenti cautelari e commissariali avvenuta in quasi tutte le corti territoriali, negli scorsi mesi, in tema di inserimento a pettine dei ricorrenti per via della riassunzione dei processi avviati tempo addietro, vi è la prima sentenza di merito, emanata in tempi record e tanto attesa dal Miur da fargli accantonare 1.500 posti circa, riservati alle immissioni in ruolo nella scorsa estate, su richiesta di sindacalisti e politici. Anief lo aveva detto in tutti i modi, invitando l’amministrazione a più prudenti consigli anche nel recente incontro informale con il sottosegretario Ugolini: di fronte a una volontà chiara del legislatore, ad articoli tanto espliciti della Costituzione, a una giurisprudenza così evidente, era e rimane auspicabile un’azione conciliativa dell’amministrazione tesa a risolvere subito il contenzioso. Ora chiedo al capo dipartimento per la scuola, dott.ssa Stellacci, di prendere atto della decisione dei giudici e di evitare nuove condanne per risarcire spese legali e danni subiti che pesano sempre, purtroppo, nelle sole tasche dei cittadini. Meno male che ancora in Italia il diritto non presta ascolto a ciarlatani, sirene o affaristi ma al semplice buon senso”.