In fase cautelare, i Giudici del lavoro di Teramo e di Santa Maria Capua Vetere confermano le ordinanze del Tar Lazio, assegnano il posto accantonato ai quattro ricorrenti Anief, condannano l’amministrazione al pagamento di 5.400 euro. Sono un migliaio i ricorsi depositati dal sindacato. Possibili danni erariali per più di 2.500.000 euro.
“È assurdo che tali soldi debbano essere versati dai cittadini incolpevoli della cattiva azione dell’amministrazione, consigliata malamente da sindacalisti incompetenti che ignorano la giurisprudenza in materia, come se l’Italia fosse una repubblica delle banane”, dichiara il presidente Anief, Marcello Pacifico.
All’indomani della sentenza della Corte costituzionale e prima della riassunzione dei processi al Giudice del lavoro, Anief aveva chiesto al Miur un incontro per trovare una soluzione concordata e cessare il contenzioso. La “pettinatura” delle graduatorie operata per ordine del commissario ad acta la scorsa primavera prima delle immissioni in ruolo faceva ben sperare. Poi la doccia fredda, l’accantonamento dei posti in vista della decisione di merito del nuovo giudice adito, come se la questione non fosse già stata decisa dalla Corte costituzionale, e lo sbocco degli stessi posti prima della sentenza finale, deciso nei mesi scorsi, su pressione dei sindacati.
Il copione potrebbe essere ben scritto, se non fosse che la giustizia anche coi suoi tempi lunghi alla fine ripaga il cittadino del danno subito. Come puntualmente dichiarato dall’Anief, dopo i primi provvedimenti positivi da parte delle corti del lavoro che hanno confermato le decisioni assunte dai giudici amministrativi, arrivano le prime condanne alle spese dell’amministrazione: il Giudice di Santa Maria Capua Vetere accoglie la domanda dell’avv. Abbate, conferma il diritto dei tre ricorrenti Anief ad essere collocati in graduatoria secondo il criterio meritocratico nei confronti dei controinteressati costituitisi, ad essere individuati come destinatari di contratto a tempo indeterminato per l’attribuzione dei posti accantonati assegnati ad altri, e “visti i precedenti comportamenti dell’autorità scolastica e la pervicace ritrosia della stessa ad adeguarsi spontaneamente ai dettati giurisprudenziali”, condanna al pagamento di 900 euro di spese legali per la sola fase cautelare, per ciascun ricorso. Ordinanza analoga è stata ottenuta dall’avv. Ursini, presso il tribunale di Teramo che aumenta la condanna a 2.500 euro per le spese affrontate in questa prima fase cautelare, viste le continue renitenze dell’amministrazione ad adeguarsi al dettame giurisprudenziale dopo lo sbocco dei posti accantonati e l’assegnazione a docenti che hanno punteggi inferiori ai ricorrenti patrocinati dall’Anief.
Dopo i giudici del Tar Lazio, pertanto, che avevano condannato in fase cautelare l’amministrazione al pagamento delle spese per l’attività svolta dal commissario ad acta e al pagamento di 5.000 euro per ogni ricorso collettivo depositato dall’Anief, per centinaia di ricorrenti, per un totale di 90.000 euro, analoghe condanne sono state comminate in fase cautelare nella discussione dei singoli ricorsi riassunti al Giudice del lavoro. E ancora non si è discussa la richiesta dell’Anief di condanna per lite temeraria che dovrà pagare la parte soccombente nel merito di un processo chiuso già tre anni fa, ma ostinatamente portato avanti da chi vuole ignorare la nostra Costituzione.