Nella lunga battaglia legale contro il MIUR, stavolta è il Tribunale della Capitale ad accogliere senza riserve i ricorsi patrocinati dall'ANIEF e a riconoscere il diritto all'immissione in ruolo dei nostri iscritti dalle graduatorie 2009/2011 in virtù del loro inserimento “a pettine”. I legali ANIEF Fabio Ganci e Walter Miceli, già vittoriosi nei tribunali di tutta Italia, ottengono un'ulteriore e importante vittoria anche presso il Tribunale di Roma.
L'Avvocato Salvatore Russo, legale di fiducia dell'ANIEF sul territorio, che ha seguito con perizia e partecipazione l'iter dei nostri ricorsi al GdL, ottiene un altro soddisfacente successo presso il Giudice del Lavoro di Roma che accoglie i ricorsi di quattro nostre iscritte constatando, come riportato dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 41/2011, che l'operato del MIUR, con il D.M. 42/2009, ha comportato “il totale sacrificio del principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti”.
Il Giudice dà, quindi, piena conferma a quanto sostenuto dall'ANIEF dichiarando che “La declaratoria d’illegittimità costituzionale dell’art. 1 comma 4 ter D.L. 134/09, conv. in L. 167/09, determina l’illegittimità consequenziale del D.M. 42/09, nella parte in cui esso prevede l’inserimento “in coda” nelle graduatorie ad esaurimento delle province diverse da quelle di appartenenza del docente, in contrasto con la regola dell'inserimento “a pettine”, regola ordinamentale prescelta dal legislatore anche nella prospettiva di non ostacolare indirettamente la libera circolazione delle persone sul territorio nazionale (art. 120, primo comma, Cost.)”.
L'ANIEF registra con soddisfazione e con sempre partecipe entusiasmo il successo delle proprie azioni legali in tribunale e l'avvenuto riconoscimento del diritto all'immissione in ruolo di quattro nostre iscritte, di cui due ancora precarie, che ottengono finalmente giustizia dopo aver riposto per anni la loro fiducia nei confronti del nostro sindacato. Solita condanna alle spese di lite, per un totale di 5.000 Euro, nei confronti del MIUR, stavolta addirittura contumace.