I Giudici del Lavoro di Torino e Biella danno pieno accoglimento alle richieste dell'ANIEF e ribadiscono che, anche se un docente è stato immesso in ruolo dalle graduatorie 2011/2014, il MIUR deve comunque rispettare il suo diritto alla corretta retrodatazione dell'assunzione. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, che hanno coordinato nuovamente con dovizia e professionalità i legali sul territorio, ottengono un'altra giornata di soddisfazione per gli iscritti ANIEF.
Gli Avvocati Giovanni Rinaldi e Angelo Maurizio Ragusa – che con sempre costante partecipazione e competenza seguono i ricorrenti ANIEF presso i Tribunali di Biella e Torino - ci trasmettono con soddisfazione ben sette sentenze di accoglimento a favore dei propri assistiti per cui ottengono il definitivo riconoscimento della retrodatazione del ruolo a far data dall'effettivo diritto maturato nelle graduatorie 2009/2011 nel rispetto del loro corretto inserimento “a pettine”.
Le solite argomentazioni opposte dal MIUR contro i ricorrenti sostenuti dall'ANIEF sono apparse al Giudice del Lavoro di Biella intempestive e assolutamente non condivisibili, e ha ribadito ancora una volta che non è possibile “prendere in considerazione dati ipotetici ricollegabili ad eventuali richieste di altri docenti di essere inseriti in graduatoria nella posizione corretta”. Dando torto al MIUR su tutta la linea, il Giudice ha anche chiarito, come richiesto dai nostri legali, che “non può ritenersi che l'immissione in ruolo abbia fatto venir meno il diritto all'accantonamento del posto, permanendo in ogni caso l'interesse del ricorrente ad una decorrenza anteriore della propria assunzione”.
MIUR nuovamente soccombente contro l'ANIEF, dunque, con relativa condanna al pagamento di 13.800 Euro di spese legali. Grazie all'intervento deciso e perseverante del nostro sindacato, i Tribunali di tutta Italia continuano a riconoscere che l'ANIEF aveva ragione e che l'Amministrazione, posizionando per un biennio i docenti “in coda” nelle graduatorie, ha compiuto un atto assolutamente illegittimo che ha sacrificato – nonostante i chiari dettami costituzionali – il fondamentale principio del merito.