Intervista a Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Ogni anno si assiste al balletto delle supplenze e degli insegnanti, solo uno su due è di ruolo sul sostegno e le famiglie si rivolgono ai tribunali. Il governo stia a sentire le proposte concrete dei sindacati. Se per cinque anni un alunno ha assegnato un docente in deroga, quello non è più un posto in deroga. E poi bisogna pensare anche al futuro di questi ragazzi dopo la scuola”
Le pari opportunità fra studenti normodotati e disabili? Passano principalmente dai tribunali. Ne sa qualcosa Anief che, in questo senso, attiva e vince ricorsi. Se ne è parlato nel corso del programma radiofonico “A Ruota libera” di Radio Cusano Campus, a cui ha partecipato anche il presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico. «Purtroppo il legislatore non ha aggiornato la normativa sugli organici di sostegno – ha sottolineato Pacifico, nel corso della trasmissione – e l’ultimo aggiornamento risale al 2013, alla legge Carlotta, che però fissava un tetto degli organici su numeri di dieci anni fa. È vero che ci sono state assunzioni, sia dopo la Buona scuola che nell’anno successivo, ma sono insufficienti. E comunque si tiene contro del limite stabilito da quell’aggiornamento. Qualcosa di anacronistico. Se si pensa che negli ultimi dodici anni è quasi raddoppiato nelle scuole il numero di nostri figli con una disabilità certificata anche grave. Bisogna trasformare tutti i posti in deroga in posti di diritto.»
Soprattutto nel mondo della scuola l’Italia appare come il Paese delle deroghe infinite, anche in ambiti su cui non sarebbe possibile fare sconti, pure tra i banchi di scuola. «Purtroppo – ha fatto notare il presidente dell’Anief – ancora oggi in Italia il quaranta per cento degli organici su posti di sostegno viene dato in deroga. Nonostante il numero degli alunni con disabilità aumenti di seimila, settemila unità l’anno. Significa che quasi solo un insegnante su due è di ruolo per il sostegno e ogni anno c'è il balletto delle supplenze e degli insegnanti. I presidi chiedono quasi il doppio degli docenti che vengono effettivamente assegnati dagli uffici scolastici regionali e dal Ministero che, per ragioni di finanza pubblica, non li accontenta, nonostante le scuole abbiano tantissimi alunni con disabilità certificata. È così che le famiglie si rivolgono ai tribunali e presentano ricorsi, che noi di Anief facciamo gratuitamente, e ottengono giustizia dalle sentenze. Il paradosso più grande è che i tribunali, in presenza di una disabilità grave certificata, prevedono un rapporto uno a uno fra insegnante e alunno, mentre i presidi, che si ritrovano con gli organici ridotti, danno la metà delle ore dovute, o un quarto.»
Pacifico chiede alla maggioranza di mettere in pratica il programma di governo, ovvero il contratto stilato all’inizio della legislatura in cui Movimento Cinque Stelle e Lega si assumevano gli impegni comuni e imprescindibili. «Nel contratto di governo – osserva Pacifico – c’è un punto specifico che riguarda l’inclusione scolastica e c'è anche un ministro che se ne deve occupare. Alla maggioranza chiediamo di ascoltare, oltre alle associazioni di categoria, anche i sindacati che fanno proposte concrete. La prima proposta di Anief è trasformare tutti in posti in deroga in posti di diritto. Il concetto di posto in deroga deriva da esigenze straordinarie, ha senso per un anno. Se per cinque anni allo stesso alunno è assegnato lo stesso insegnante vuol dire che questo posto non dovrebbe essere in deroga. Bisogna, dunque, aumentare gli organici.»
Non si assisterebbe più, così, a un inizio di scuola ritardato per i ragazzi con disabilità e a tutte le altre criticità del caso. «Attualmente è così – conclude il presidente dell’Anief – perché le supplenze si stabiliscono dopo le immissioni in ruolo, entro il 31 agosto e a volte anche oltre, e dopo le procedura di mobilità. Poi un altro problema è la mancanza di assistenti all'autonomia; alcuni Comuni sono carenti in questo senso. Un caso eclatante è avvenuto a Termini Imerese, dove un’alunna con la sindrome di Down non è stata sostenuta dall’assistenza per il trasporto e da tre anni non va a scuola. È un problema che sta molto a cuore ad Anief, gli studenti con disabilità sono trecentomila su otto milioni. Speriamo che il governo ci ascolti, non è solo una questione di posti di lavoro, si parla del futuro dei nostri ragazzi. Serve un’opera ulteriore di sensibilizzazione nei confronti delle famiglie, che molto spesso non conoscono i diritti dei loro figli. In Sicilia abbiamo coinvolto le associazioni di famiglie, annullando l’ultima circolare degli organici che per anni attribuiva sempre posti in deroga e siamo pronti a commissariare gli uffici scolastici se non faranno, come il Tar ha richiesto, un’analisi sull’effettiva esigenza dei posti. E poi sarebbero necessarie politiche sociali diverse, di coesione, con provvedimenti legislativi post-scuola, per sviluppare le competenze e le peculiarità di questi ragazzi.»
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