La sentenza riguarda supplenti con oltre 10 anni anni di servizio svolto: accolta la richiesta di tutela del diritto dei supplenti a percepire la stessa progressione stipendiale riconosciuta ai docenti di ruolo. Viene così bocciato l'operato del Ministero dell’Istruzione, che da tre lustri si ostina a discriminare i lavoratori precari, eludendo la normativa comunitaria sull’abuso del precariato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): dopo la Corte di Giustizia Europea, anche la Cassazione ci ha dato ragione. Gli scatti di anzianità per i lavoratori a termine sono una realtà ormai indiscutibile. Il Miur non può più indugiare e deve riconoscere ai precari le medesime prerogative dei lavoratori a tempo indeterminato. Come sindacato chiediamo a gran voce una modifica della normativa e del contratto, che riconoscano pari dignità a tutti i precari della scuola, ad iniziare dallo stipendio.
Il sindacato Anief ha posto la battaglia in favore dei lavoratori della scuola come punto cruciale della sua politica di azione sindacale e attende dall’amministrazione una presa di coscienza nei confronti dei precari che da anni sono sfruttati e discriminati. Al momento, l'unica via per il riconoscimento del diritto agli scatti di anzianità rimane quella del ricorso in tribunale.
I “precari storici” della scuola hanno diritto a ricevere lo stipendio dei colleghi di ruolo: a 36 di loro, con più di dieci anni di servizio a tempo determinato alle spalle, la Corte d'Appello di Palermo ha riconosciuto il pieno diritto a percepire la medesima progressione in busta paga attribuita dal Miur solo ai docenti assunti a tempo indeterminato, attribuendogli oltre 300mila euro di risarcimento complessivo. I legali Anief, Fabio Ganci e Walter Miceli, hanno anche ottenuto la condanna del Ministero dell’Istruzione per evidente discriminazione con la richiesta di applicazione della Direttiva Comunitaria 1999/70/CE che impone il totale divieto di discriminare il lavoro precario dal punto di vista stipendiale.
Sulla sentenza ha pesato il via libera della Cassazione (ex plurimis nn. 22556 e 22558), che ha accertato il diritto dei precari a ricevere la medesima retribuzione del personale di ruolo (primo scatto di anzianità dopo 2 anni di supplenza pari a una mensilità in più per ciascun anno) e un risarcimento da 1 a 12 mensilità per l’abuso dei contratti a termine, dopo i 36 mesi di servizio svolti su posti cosiddetti annuali (con scadenza contratto posta al 31 agosto o al 30 giugno). Così come l’integrale riconoscimento del servizio pre-ruolo nella ricostruzione di carriera, rispetto al “congelamento” attuale di una parte di esso dopo il quarto anno di servizio a tempo determinato.
“È una battaglia che abbiamo iniziato sin dalla nostra fondazione – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - e, dopo la Corte di Giustizia Europea, anche la Cassazione ci ha recentemente dato ragione. Gli scatti di anzianità per i lavoratori a termine sono una realtà ormai indiscutibile. Il Miur non può più indugiare e deve riconoscere ai precari le medesime prerogative dei lavoratori a tempo indeterminato”.
Tutto questo accade mentre da Viale Trastevere si continua a comunicare alle 8.200 scuole autonome d’Italia che al personale non di ruolo va applicato un deteriore trattamento economico, riconoscendo loro solo la retribuzione del livello stipendiale iniziale, anche dopo anni di servizio continuativo. “Come sindacato – sottolinea Pacifico - chiediamo a gran voce e da anni una modifica della normativa interna e del contratto che riconosca pari dignità a tutti i precari della scuola, anche a livello stipendiale, nel rispetto della normativa comunitaria”.
Il sindacato ha sempre creduto che i lavoratori precari della scuola possano e debbano ottenere la corretta retribuzione commisurata agli effettivi anni di servizio svolti nella scuola, promuovendo specifico ricorso in tribunale. L'Anief, tuttavia, auspica, alla luce delle ultime sentenze, che subentri una vera presa di coscienza sul tema da parte del Ministero dell'Istruzione e che, con il nuovo contratto, venga applicata con delle norme ad hoc per il rispetto di quei diritti fondamentali che, da troppi anni, vengono negati a diverse decine di migliaia di lavoratori.
Per approfondimenti:
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