Tra poco più di due settimane la Corte di Giustizia europea chiederà il conto allo Stato italiano per la mancata assunzione del personale supplente con più di 36 mesi di servizio svolto, ma anche le differenze retributive tra personale assunto e supplenti con oltre 36 mesi di servizio svolto.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): anziché soccombere davanti alle corti di appello, il Governo farebbe bene a tutelarsi. Come ha già pensato giustamente di fare con il quasi svuotamento delle GaE, è bene che preveda sin d’ora un finanziamento ad hoc per sanare il mancato rispetto del principio di non discriminazione in fatto di progressioni stipendiali. Dopodomani la richiesta anche all’Aran: gli altri sindacati ci seguano.
Il Governo non perda l’occasione di inserire un emendamento nella Legge di Stabilità per sanare la grave mancanza normativa italiana sul pagamento degli scatti di anzianità dei precari della scuola: tra poco più di due settimane, il 26 novembre, la Corte di Giustizia europea chiederà il conto allo Stato italiano per la mancata assunzione del personale supplente con più di 36 mesi di servizio svolto. La bacchettata di Strasburgo non riguarderà, tuttavia, solo il versante della stabilizzazione di 150mila precari, su cui il Governo ha già tra l’altro messo le mani avanti includendo il provvedimento nell’articolo 3 della Legge di Stabilità, ma riguarderà anche il versante delle differenze retributive tra personale di ruolo e precario: si tratta dei cosiddetti 'scatti' biennali da assegnare al personale che sarebbe dovuto essere stato immesso in ruolo nei tempi stabiliti dal diritto internazionale. E non con anni e anni, a volte anche decenni, di ritardo.
È ormai assodato, infatti, che le logiche di risparmio della spesa pubblica non possono essere annoverate tra le ragioni oggettive necessarie per disapplicare la normativa comunitaria sui contratti a termine. Agire al contrario, come avviene in Italia da troppi anni, comporta una violazione della clausola 4 della direttiva 1999/70/CE, tra l’altro nel nostro Pase già da tempo recepita, attraverso l’articolo 6 del d.lgs. 368/01 proprio per far prevalere il principio di non discriminazione tra il personale di ruolo rispetto a quello precario. Per questo l’Anief chiede di includere nelle legge di bilancio 2015 un provvedimento che prevenga l’inevitabile avvio di diverse migliaia di contenziosi.
“Del resto, già i giudici di merito dei tribunali italiani – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – hanno fornito questa interpretazione, dando ragione alla tesi sempre sostenuta dal nostro sindacato autonomo: a fronte di una sentenza come quella in arrivo dalla Corte di Giustizia Ue, il risarcimento per l’assegnazione degli scatti di anzianità non assegnati diventerà la norma. Perché nella gerarchia delle fonti normative, quando al giudice si palesa il contrasto tra norme interne e comunitarie, questi ha l'obbligo di disapplicare le prime in favore delle seconde”.
“Per questo motivo – prosegue Pacifico – anziché soccombere davanti alle corti di appello, il Governo farebbe bene a tutelarsi. Come ha già pensato di fare con lo svuotamento delle GaE, è bene che preveda un finanziamento ad hoc per sanare il mancato rispetto del principio di non discriminazione in fatto di progressioni stipendiali. E la Legge di Stabilità diventa un paracadute che l’Esecutivo farebbe bene a non perdere. Martedì 11 novembre la Confedir chiederà all’Aran di attuare questa parità di trattamento, attraverso la stipula di un nuovo contratto che non preveda più l’illegittima differenza stipendiale tra personale stabilizzato e non. Invitiamo gli altri sindacati ad impegnarsi in tal senso, come – conclude il rappresentante Anief-Confedir – sta facendo da tempo la nostra organizzazione”.
Un segnale di controtendenza sarebbe quello di dare forza all’iniziativa Anief-Confedir di presentare i precari della scuola nelle liste di rinnovo delle rappresentanze sindacali, in programma dal 3 al 5 marzo 2015. Il protocollo d’intesa sottoscritto all’Aran nei giorni scorsi continua ad escludere illegittimamente il diritto all’elettorato “passivo” dei supplenti con contratti annuali. E dall’elettorato “attivo” esclude i supplenti brevi. È una decisione che calpesta le direttive UE 70/99 e 14/02, dell’art. 27 della CEDU, come ribadito dalla recente sentenza della Corte Europea “Association dé mediation sociale”, che ha spiegato come il personale precario abbia pieno diritto ad esercitare il proprio voto.
Per approfondimenti:
A marzo un milione di lavoratori chiamati a rinnovare le RSU: l’Anief candiderà anche i precari