Il risultato della trattativa? I docenti saranno trattati diversamente, in base all’anno, alla sede, alla fase di assunzione, alla selezione del dirigente scolastico, alla fortuna. Per questo, Anief chiede che non sia firmata l’ipotesi di contratto il prossimo 10 febbraio.
E’ stupefacente come tutte le sigle sindacali che intendono firmare il CCNI, contrariamente a quanto chiesto dall’ANIEF, abbiano avvertito l’esigenza di giustificarsi e di spiegare con tabelle cosa potrebbe accadere nel caso di una mancata sottoscrizione: la semplice e immediata applicazione di una legge (n. 107/2015) che, però, durante la trattativa, è stata blindata dal Miur sotto minaccia di abbandono del tavolo. Quindi, è evidente che precarietà del posto di lavoro e assoggettamento al capo saranno il corollario conseguente alla firma dell’accordo che sarà preso, il 10 febbraio prossimo, contro il volere di quei 600 mila scesi in piazza, in primavera, per evitare tale deriva autoritaria e la confusione più assoluta.
Il messaggio da parte ministeriale è sempre stato chiaro durante gli incontri: gli ambiti territoriali e la chiamata diretta del D.S. non si toccano; pertanto, se è vero che le storture della legge non si eliminano con le chiacchiere, è altrettanto vero che non si migliorano con la menzogna. Quando ci si siede ad un tavolo per una trattativa lo si fa per raggiungere un obiettivo possibile ma se questo passa soltanto dai tribunali, inutile firmare l’accordo, si ritorna dai lavoratori e si riparte con la mobilitazione.
Dalle prime indiscrezioni sulle ipotesi contrattuali, la maggior parte dei docenti continua a comprenderne poco e una minima parte spera nel miracolo di ricongiungersi, comunque, con la propria famiglia, indipendentemente dall’insegnamento o dalle procedure di selezione/attribuzione.
La confusione regna sovrana, spesso, volutamente, per scelta sindacale. Secondo la legge n. 107/2015, tutti i docenti a partire dal 2016/17 in caso di domanda di mobilità avrebbero potuto scegliere di spostarsi solo tramite gli ambiti territoriali. Gli unici esclusi dal comma 73, sono i docenti assunti nella fase 0 e A che avrebbero dovuto scegliere la sede definitiva nella provincia. Con l’accordo cosa cambia? Poco e niente: gli assunti entro l’a. s. 2014/15 andranno negli ambiti dalla seconda scelta nella mobilità interprovinciale; gli assunti in fase 0 e A andranno negli ambiti nella fase interprovinciale; per gli assunti in fase B e C sia da GaE che da G. M. non cambia nulla perché possono muoversi solo per ambiti e attraverso la chiamata diretta del D. S.
Ora, considerato che il nodo centrale della trattativa era l’eliminazione degli ambiti e la conseguente chiamata diretta come si può rivendicare come risultato l’accordo raggiunto? La trattativa, ad oggi, mantiene gli ambiti territoriali e la chiamata diretta, continua a discriminare i docenti consentendo soltanto a chi è stato assunto fino al 2014 e nella sola fase provinciale la mobilità secondo le vecchie regole, e la perdita di titolarità dopo un triennio del personale assegnato su posti legati al potenziamento.
Anief, pertanto, ribadisce il suo NO alla firma dell’ipotesi di contratto perché non appena pubblicato il CCNI, la prima sua conseguenza, ancorché adottata dalla sola amministrazione, sarà la chiamata diretta e la perdita di titolarità. E’ evidente che la firma non sarà nell’interesse del lavoratore ma, forse, soltanto di chi la vuole apporre.