Ma il boom di richieste di inserimento nelle graduatorie di terza fascia d’Istituto, utile per subentrare al titolare per brevi periodi, cozza con la norma della Legge di Stabilità 2015 che cancella di fatto le supplenze del personale per brevi periodi. Eppure tra gli aspiranti Ata ci sono anche tanti laureati, disposti ad accettare ruoli professionali di livello base: l'inserimento a scuola rappresenta ancora un'aspirazione o un’alternativa in un periodo di grave crisi lavorativa ed economica.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la scelta di razionalizzare gli organici del personale non docente e le sostituzioni confligge davvero con quella dell’aumento esponenziale dei compiti assegnati alle scuole.
Malgrado tutti i problemi che l’affliggono, la scuola italiana rimane un saldo punto di riferimento per tantissimi aspiranti lavoratori: lo testimonia il boom di domande, probabilmente superiori al milione, presentate in questi giorni per essere collocati nella terza fascia delle graduatorie d’istituto al fine di candidarsi a svolgere, per brevi periodi, mansioni di assistente amministrativo o tecnico. Ma anche per fare il collaboratore scolastico. L’alto numero di richieste pervenute, sommato ai problemi fatti riscontrare dal SIDI, il ‘cervellone’ informatico che contrattualizza i supplenti, ha costretto non poche province a rinviare la pubblicazione delle graduatorie di aspiranti a dopo le festività natalizie.
Secondo la stampa specializzata ‘Orizzonte Scuola’ ci troviamo dinanzi ad “una procedura che supera di gran lunga tutte quelle elaborate finora e che testimonia come l'inserimento a scuola rappresenti ancora un'aspirazione o anche una alternativa in un momento di grave crisi lavorativa”. Anief concorda con questa ipotesi, ricordando che tra gli aspiranti applicati di segreteria, assistenti di laboratorio o collaboratori scolastici, è presente un sempre più folto nucleo di giovani laureati e con titoli che dovrebbero condurre a svolgere mansioni lavorativi di maggiore prestigio.
Ci saranno anche loro, dopo le festività di fine ed inizio anno, ad attendere con impazienza la pubblicazione delle graduatorie utili alle convocazioni per le supplenze di breve durata, che verranno poi utilizzate fino al 2017: l’obiettivo, per tutti costoro, è quello di essere convocati dai dirigenti scolastici e raggiungere il prima possibile il ‘tetto’ dei 24 mesi di servizio, la soglia che permette al candidato di poter essere collocati in un livello di graduatoria più vantaggioso. Da dove è possibile sottoscrivere supplenze annuali e l’assunzione a tempo indeterminato.
Una eventualità, quella dell’immissione in ruolo, che però deve fare i conti con i tagli agli organici degli Ata che hanno contrassegnato gli ultimi anni (ben 47mila posti cancellati in appena un triennio) e che continuano a caratterizzare anche la politica dell’attuale Governo: sempre nella Legge di Stabilità (commi 330 e 331) è infatti inserito un piano di dematerializzazione che ha l’obiettivo di risparmiare qualche decina di milioni di euro, che porterà meno personale in segreteria o a pulire e sorvegliare le aule: dal “1° settembre 2015, i dirigenti scolastici non possono conferire le supplenze”. Farà eccezione il “personale appartenente al profilo di collaboratore scolastico”, che comunque non potrà essere nominato “per i primi sette giorni di assenza” del titolare del posto.
In pratica, l’Esecutivo pensa di fare “cassa” riducendo, il numero di assistenti amministrativi in servizio, poiché le scuole digitalizzate non avrebbero più bisogno del loro apporto. E non importa se ultimi due anni si sono contati 64mila alunni in più: l’organico degli insegnanti è rimasto lo stesso e ora si decide di ridurre ancora quello dei bidelli. Con inevitabili ricadute negative non solo per l’organizzazione delle segreterie e per la funzionalità dei laboratori scolastici, ma anche sulla pulizia e sorveglianza.
“La scelta di razionalizzare gli organici del personale non docente – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – confligge davvero sia con quella dell’aumento esponenziale dei compiti assegnati alle scuole: con l’entrata a regime dell’autonomia scolastica, che ha assegnato alle segreterie scolastiche un carico di competenze degli uffici ministeriali, occorrerebbero infatti un numero sicuramente maggiore di unità di personale Ata. Non si comprende quali motivi, se non quelli meramente di bilancio, abbiano portato il Governo, tramite la Legge di Stabilità 2015, a tagliare ulteriori 2mila posti”.
“Anche perché nel frattempo – continua Pacifico – tanti istituti scolastici si ritrovano con grossi problemi nel gestire la vigilanza degli alunni, l’assistenza tecnica dei laboratori didattici e le innumerevoli pratiche riguardati studenti, famiglie e personale: non bisogna dimenticare, infatti, che tra il 2012 e il 2014 il numero di alunni è aumentato di quasi 90mila unità, 34mila solo nell'ultimo anno. Con una evidente ricaduta di impegni per le scuole. Il Governo, invece, decide di ridurre il personale: così per il milione di candidati che si mette oggi in lista di attesa, sarà davvero difficile essere chiamati per sostituire il collega di ruolo”.
“A mettersi di traverso rispetto ai piani del Governo – continua il sindacalista Anief-Confedir – potrebbe però essere l’assunzione degli Ata che hanno svolto 36 mesi di servizio su posti vacanti: in tal caso toccherà al tribunale italiano rendere esecutiva la sentenza di fine novembre della Corte di Giustizia europea, procedendo anche ad un sostanzioso risarcimento pari in genere ad almeno 15 mensilità. Certo, non si tratta di quei lavoratori precari, con poco o nulla servizio alle spalle: per loro il futuro diventa quanto mai incerto”.
Per approfondimenti: