In alcune regioni si sono sottoscritti, nell’assordante silenzio delle OOSS sindacali, contratti integrativi che discriminano in modo inequivocabile il personale a tempo determinato. Inoltre si continua a perpetrare il non riconoscimento del diritto allo studio al personale impegnato in dottorati di ricerca. Anief non ci sta! Non sottoscriviamo contratti che comprimono diritti riconosciuti a livello giuridico e normativo.
In alcune regioni si assiste alla compressione di un diritto importante come quello allo studio nella totale indifferenza sindacale. Anief si oppone a queste realtà non siglando alcuni CIR regionali sui criteri per la fruizione dei permessi per il diritto allo studio per il personale scolastico.
Nella regione Campania, in sede di contrattazione, pur riconoscendo l’esigenza del rinnovo del CIR per aggiornarlo alle novità normative e contrattuali e pur apprezzando l’accoglimento da parte dell’USR di quasi tutti i rilievi presentati dal giovane sindacato a riprova della bontà delle nostre proposte, l’Anief non ha siglato il contratto in quanto, nonostante gli orientamenti giurisprudenziali e normativi, il contratto proposto mantiene una sperequazione fondamentalmente discriminante tra personale a tempo determinato e indeterminato.
“E’ inaccettabile e irricevibile la proposta, avvallata da tutte le organizzazioni sindacali – commenta Stefano Cavallini, presidente regionale Anief Campania – che gradua il personale con contratto a tempo determinato in subordine al personale in servizio con contratto a tempo indeterminato indipendentemente da tutto. Nel 2023, dopo che nel CCNL 2019-21 siamo riusciti, come Anief, a far accogliere un articolo che riconosce anche al personale a tempo determinato i 3 giorni di permesso “retribuiti”. Non possiamo accettare – conclude Cavallini – che in un CIR non si recepisca la direttiva 99/70/CE che riconosce stessi diritti a tutti i lavoratori indipendentemente dalla tipologia di contratto”.
Vengono meno anche i 7 giorni per permessi per partecipare a TUTTE le attività certificabili come preparazione di esami o prove, tesi di lauree o di diploma etc, in quanto finalizzati al conseguimento di un titolo lasciandoli per la sola preparazione di esami.
In Basilicata oltre alla sperequazione tra docenti a tempo determinato e indeterminato, tra i motivi che hanno spinto l’Anief a non sottoscrivere il CIR vi è l’esclusione del dottorato di ricerca dai corsi che consentono di poter richiedere i permessi studio.
Invece per le altre categorie di corsi quali master, scuole di specializzazione e perfezionamento il monte ore concesso risulta, in peius, notevolmente ridotto.
“Abbiamo avanzato la proposta di posticipare il termine per la presentazione delle domande – commenta Nuccio Santochirico, presidente regionale Anief Basilicata – per via dei percorsi abilitanti all’insegnamento non ancora attivati in molte università. Ci siamo trovati davanti ad un netto ma inspiegabile rifiuto. A queste condizioni – conclude Santochirico – firmando non avremmo fatto gli interessi dei lavoratori”.
Anche la riapertura straordinaria delle domande, peraltro prevista solo per l’anno 2024 dal CIR Basilicata, è di fatto una “burocratica” presa in giro. Non si riuscirà assolutamente a soddisfare le richieste dei numerosi docenti precari (ormai di fatto esclusi dalle graduatorie) che dovranno, in casi estremi, addirittura licenziarsi per seguire i corsi abilitanti a pagamento e con rigorosi obblighi di frequenza.
“Quello che è successo in Campania e Basilicata – conclude Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – prova ancora una volta che l’Anief è l’unico sindacato che tutela i diritti di tutti i lavoratori indipendentemente se a tempo determinato o indeterminato e che sa dire di “no” a contratti palesemente discriminatori”.