Le code non sono mai esistite al contrario del diritto alla mobilità dei lavoratori precari e di ruolo sancito dalla legge e dal contratto e tutelato dalla costituzione. Parola di Marcello Pacifico, presidente Anief.
Poco importa chi abbia partorito o sposato le code nelle graduatorie del personale docente. L’importante è conoscere gli articoli della nostra Costituzione e la normativa nazionale ed europea.
La Corte costituzionale con l’ordinanza n. 41/2011, infatti, ha ribadito quanto deciso con l’ordinanza n. 168/2004 quando aveva a sua volta ribadito la legittima riunificazione delle fasce operata dalla legge 333/2001, di interpretazione autentica della legge 124/1999. Entrambe le leggi, riprese dalla legge 143/2004 e dalla legge 296/2006 garantiscono l’aggiornamento delle graduatorie del personale docente e il diritto alla mobilità del personale, così come il CCNL integrativo sulla mobilità garantisce il trasferimento del personale di ruolo. Per il nostro ordinamento, bisogna accedere alla pubblica amministrazione per merito e non anzianità di iscrizione in graduatorie, mentre devono essere rimossi tutti gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori. La cassazione dell’art. 1, c. 4-ter della legge 167/09 non turba alcun quadro giuridico ma sottopone il solo Ministro Gelmini al commissariamento sospeso di fatto.
Che poi alcuni esponenti politici dell’opposizione come della maggioranza siano i paladini o gli untori della coda, ricordo come lo stesso Pd abbia presentato diverse interrogazioni a risposta in Commissione (n. 5-01418 di giovedì 14 maggio 2009, seduta n. 177, n. 5-01622 di lunedì 13 luglio 2009, seduta n. 201, n. 5-01684 di lunedì 27 luglio 2009, seduta n. 209, n. 5-02192 di mercoledì 9 dicembre 2009, seduta n. 255, n. 5-0336 del 30 luglio 2010) per richiedere al ministro il trasferimento a pettine. Un rinvio delle graduatorie, al netto degli inserimenti a pettine dei ricorrenti, sarebbe, ancora una volta illegittimo.
Infine, consiglio ai grandi sindacalisti di porre attenzione anche alla normativa comunitaria, perché è incredibile che rivendichi la tutela dei precari chi per dieci anni non ha rivendicato la corretta osservazione di un decreto legislativo (368/01) che prevede la stabilizzazione dei lavoratori con tre anni di servizio non continuativi. Soltanto adesso si organizzano i ricorsi per i precari? E dopo l’azione dell’Anief? E in questi anni, cosa si è fatto per la scuola se non firmare un accordo per rinviare le elezioni RSU, bloccare gli scatti e consentire la perdita di 100.000 posti di lavoro per i docenti e gli ata? Forse è arrivato il momento di ricominciare a fare sindacato, come ha fatto l’Anief in questi ultimi due anni.