Che sulla riforma della scuola non ci siano idee chiare, Anief lo aveva capito da settimane dal balletto dei numeri e dei risarcimenti per via del mancato censimento sugli organici; ma che si metta in discussione il regolare avvio dell'anno scolastico non è tollerabile per chi aspetta da anni e per le famiglie che meritano posti stabili. Il disegno di legge non è la strada più opportuna.
Anief ribadisce comunque come a fianco dell'organico dell'autonomia debba essere ripristinato il tempo scuola cancellato negli ultimi dieci anni, equivalente a 200.000 posti in più da affiancare a una seria ricerca di tutti i posti vacanti affidati in organico di fatto in questi anni, l'80%. Inoltre, non si trova ancora alcun accenno al personale Ata, per la cui mancata stabilizzazione è ancora aperta una procedura d'infrazione.
Se non si fanno queste due operazioni, da una parte non potranno essere assunti tutti i 270.000 precari abilitati presenti nelle graduatorie ad esaurimento e d'istituto, dall'altra il Governo non saprà chi dovrà risarcire, ammesso che la proposta sia accettata dal lavoratore dal momento che il risarcimento disposto da un giudice è sette volte superiore a quello proposto dallo Stato.
Poi rimane il nodo della ricostruzione di carriera dei neo-assunti. L'ipotesi di annullare i contributi versati all'Inps è incostituzionale, mentre quella di raffreddare la carriera con la cancellazione del primo gradino stipendiale, voluto dai sindacati CISL, UIL, SNALS, GILDA nel contratto del 4 agosto 2011, è in contrasto con altre due sentenze della Corte europea e con il principio della parità retributiva sotteso al nostro ordinamento.
Infine, nessuna notizia sugli scatti di anzianità dovuti al personale precario, che evidentemente si vuole rabbonire con stabilizzazioni anche in province diverse da quella di attuale inserimento, tali da causare nuovi ricorsi contro vere e proprie gabbie, se non cambieranno le regole sulla mobilità con una flessibilità annuale da garantire.
Per tutte queste ragioni, Anief conferma le ragioni che hanno portato alla proclamazione dello sciopero del 17 marzo del personale precario e all'adesione alla manifestazione indetta dai precari davanti il Parlamento e il Ministero.