Gli emendamenti approvati sui precari non risolvono un bel niente. Non serve la non retroattività sui 36 mesi né le rassicurazioni sulle assunzioni nel 2016 per i mancati immessi in ruolo dalle Gae perché sempre vincolate all’autorizzazione finanziaria né la riserva dei posti per i docenti della II fascia graduatorie istituto con servizio per i nuovi concorsi, chiusi ai giovani laureati. Così si va dritti in tribunale e lo Stato perderà ancora contro i legali del giovane sindacato. I politici dovrebbero pagare i danni erariali per le riforme anti-europee e incostituzionali.
È dura la reazione del presidente Anief, Marcello Pacifico, nel giorno delle modifiche al disegno di legge sulla scuola in merito alla soluzione del precariato che rimarrà tale e quale come ieri. In primo luogo, perché il prossimo anno saranno chiamati gli stessi supplenti al termine delle attività didattiche di quest’anno, quegli stessi che si sono rivolti all’Anief per essere stabilizzati perché possono dimostrare di essere stati assunti su posti vacanti, in assenza di ragioni sostitutive. In secondo luogo, perché rimangono fuori dalle assunzioni non soltanto il personale ATA, i 30.000 docenti già inseriti nelle Gae e altri 50.000 che si inseriranno nei prossimi mesi a seguito dei ricorsi già vinti in Consiglio di Stato su diplomati magistrali e reinseriti cancellati. A cui sono da aggiungere tutti gli abilitati delle graduatorie d’istituto, laureati in Scienze della Formazione primaria, PAS, TFA, all’estero che avrebbero diritto a inserirsi in fascia aggiuntiva.
Le graduatorie ad esaurimento non si possono cancellare a meno di assumere tutti i precari, ma la promessa del Governo è quella di farlo in seguito se ci saranno le coperture finanziarie. Non basta. Le supplenze dopo 36 mesi non devono portare al licenziamento ma all’immissione in ruolo. Questo è certo. E’ ciò che ci ha detto la recente sentenza della Corte europea, è ciò che i giudici del lavoro italiani dispongono. Ignorare tale quadro normativo significa ignorare la Costituzione. Ma sia chiaro: il diritto comunitario è sovranazionale, e dopo la nuova denuncia a Bruxelles con maggiore determinazione andremo nei tribunali della Repubblica a chiedere giustizia.
Forse se ogni politico pagasse di tasca sua gli errori legislativi commessi, ci sarebbe maggiore ascolto. Ci vuole la responsabilità civile dei governanti, altro che dei magistrati.