Per ironia della sorte, si indica la stessa tempistica, tre anni, che l’Unione Europea ha preso in considerazione per far assumere a tempo indeterminato il personale supplente su posto libero.
Marcello Pacifico (presidente Anief): bastava stabilizzare anche solo il 10 per cento di quel personale docente che pure dopo l’approvazione della Legge 107/15 continua ad essere chiamato per svolgere supplenze di lunga durata. E non lo diciamo solamente noi, ma anche l’Unione Europea.
Hanno destato sconcerto le parole espresse dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a proposito della “messa a regime della riforma”, per la cui attuazione tangibile “sarà necessario un triennio per avviare tutti i processi più complessi: piano assunzionale, diminuzione delle supplenze, il processo di formazione strutturale e permanente”. Dopo aver detto ai quattro venti che il precariato sarebbe stato stroncato grazie alla riforma della supposta Buona Scuola, oggi il titolare del dicastero di Viale Trastevere ci viene a dire che serviranno altri trentasei mesi per vederlo solo ridotto.
Per ironia della sorte, si indica la stessa tempistica, tre anni, che l’Unione Europea ha preso in considerazione per far assumere a tempo indeterminato il personale supplente su posto libero: si tratta infatti di una direttiva, risalente peraltro al 1999 e ribadita dalla Corte di Lussemburgo nel novembre del 2014, che non ammette errate interpretazioni, ma che i Governi italiani hanno fatto a gara per eludere. L’ultimo dei quali, con a capo Matteo Renzi, si è superato: dopo aver dato il via libera a 102mila assunzioni, tutte finanziate, è stato capace di farne sfumare ben 16mila solo perché altrettanti docenti sono stati considerati solo “parzialmente” abilitati. Dimostrando di voler solo giocare sulla pelle di tanti precari e su quelle delle loro famiglie.
“Se i nostri governanti avessero davvero voluto ridurre le supplenze da subito – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal –, sarebbe bastato assumere questi insegnanti, collocati nelle graduatorie d’Istituto: bastava stabilizzare anche solo il 10 per cento di quel personale docente che pure dopo l’approvazione della Legge 107/15 continua ad essere chiamato per svolgere supplenze di lunga durata. E non lo diciamo solamente noi, ma l’Unione Europea”.
“Ricordiamo che, sebbene il Governo continui a fare orecchie da mercante – continua Pacifico -, su questo ricorso avviato dall’Anief nel 2010, su cui si è già espressa un anno fa in modo chiaro la Corte di Giustizia Europea, è stata chiamata ad esprimere il proprio giudizio la nostra Corte Costituzionale. Il giudizio della Consulta, inizialmente previsto per il giugno scorso, è stato poi spostato di quasi 12 mesi. Nel frattempo, anche quest’anno le supplenze annuali sono state tantissime. E ciò malgrado l’innesto dell’organico potenziato che ha portato all’assunzione, con la fase C del piano di assunzioni della riforma, di 48mila nuovi docenti”.
È inevitabile che, a fronte di questo, il sindacato Anief continui a promuovere ricorsi in tribunale, proprio a favore del personale docente, anche non inserito nelle GaE, per chiederne l’immissione in ruolo, oltre che l’applicazione degli scatti di anzianità, ma anche il risarcimento per i contratti stipulati erroneamente sino al 30 giugno 2016, anziché al 31 agosto 2016. Gli interessati possono avere ulteriori informazioni cliccando a questo link.
Per approfondimenti:
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Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
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