Per evitare di compromettere il prestigio delle istituzioni che rappresentano, prima che il delirio ne offuschi le capacità di tutelare gli interessi dei lavoratori. La questione pettine-coda è chiusa. Anief ora tiene banco nei tribunali sulla stabilizzazione dei precari e contro il blocco del contratto.
E’ capitato anche noi di scrivere, spesso, al Presidente della Repubblica, anche recentemente, per chiedere che non fosse firmato il decreto legge (sullo sviluppo economico) del Governo che vorrebbe inutilmente arrestare l’effetto delle numerose sentenze dei tribunali italiani in merito alla stabilizzazione dei docenti e Ata italiani, da anni impegnati con contratti irregolari a tempo determinato. Eppure, in due anni di contenzioso con l’Amministrazione avverso il decreto di aggiornamento delle graduatorie, pur in presenza di sentenze di primo e secondo grado, ordinanze cautelari e commissariali, pronunce della Consulta, mai ci siamo sognati di chiedere al presidente Napolitano di intervenire per rimuovere un ministro della Repubblica o i Segretari dei Sindacati che istigavano il MIUR alla violazione della giurisprudenza. Men che mai ci sogniamo di chiedere allo stesso Presidente di intervenire - non si sa a che titolo e in quale sede - per annullare le immissioni fatte fino ad oggi da graduatorie illegittime, essendo la questione pettine-coda pacificamente chiusa: ciò non fosse altro perché siamo coscienti che non sarebbe stato possibile nel nostro ordinamento richiedere un suo intervento, né auspicabile essendo l’aula del tribunale il luogo in cui si celebra un processo.
Consigliamo a questi sindacalisti, evidentemente, ormai cotti dal sole estivo di prendersi una vacanza o di dare spazio ai giovani; in caso contrario, se volessero rimanere a rappresentare gli interessi dei lavoratori, almeno si ravvedessero così potremmo scrivere insieme una nuova lettera al Presidente della Repubblica per esortarlo a non firmare il prossimo decreto legge (finanza economica) del Governo che potrebbe prorogare il blocco degli scatti da uno ad altri tre anni, e a disconoscere la firma apposta all’ipotesi di un nuovo accordo quadro (intesa del 4 febbraio 2011) che vorrebbe nelle intenzioni di qualche ministro eliminare definitivamente gli automatismi di carriera per un milione di dipendenti pubblici.
Anief già sta ricorrendo in tribunale per la stabilizzazione dei precari e contro l’attuale blocco dei contratti e degli stipendi; sarebbe ridicolo leggere fra qualche anno un articolo di giornale in cui un sindacalista esorti il Presidente della Repubblica a intervenire nei processi in corso contro i diritti rivendicati dai lavoratori. Ma questa, forse, è una storia già vista …