Precariato

Precariato: giudice di Milano condanna il Miur al pagamento di 16.000 euro a favore di un docente

Per abuso dei 6 contratti a termine stipulati nei 47 mesi di supplenza. Riconosciuti gli scatti di anzianità per il periodo di precariato e le mensilità estive tra il 2008 e il 2011. Ribadita la prescrizione decennale e l’applicabilità del D.lgs. 368/01 al pubblico impiego, come da sentenza di appello.

Ancora un’altra sentenza positiva del tribunale del lavoro a favore dei precari della scuola che hanno chiesto, attraverso i ricorsi promossi dall’Anief, la condanna dell’amministrazione per la reiterazione dei contratti a tempo determinato, la parità di trattamento economico con il personale di ruolo, l’estensione dal 30 giugno al 31 agosto dei contratti illegittimamente posti.

Questa volta è il giudice Perillo che, su ricorso patrocinato dall’avv. Guerinoni dell’Anief, ha condannato il MIUR resistente,

al pagamento di 2.500 euro di spese legali, più interessi e altro,

al pagamento di cinque mensilità (6.500 euro) calcolate sull’ultimo stipendio come risarcimento danni per l’abuso dei contratti a termine,

al pagamento di 1.048,66 euro come differenza retributiva tra lo stipendio assegnato, sempre iniziale, in regime di precariato e quello da attribuire secondo gli scatti di anzianità attribuiti al personale di ruolo,

al pagamento di 5.492,56 euro per i mancati stipendi di luglio e agosto che avrebbe il supplente dovuto percepire, per l’estensione del contratto dal 30 giugno al 31 agosto.

Di fronte alla memoria dell’avvocatura, il tribunale ha ribadito come già in sede di appello nella sentenza 388/2011 ha accertato come il Miur violi apertamente la direttiva comunitaria nel non assegnare ai precari la stessa anzianità retributiva dovuta ai colleghi di ruolo, e come il termine della prescrizione del diritto economico vantato sia decennale.

Per il presidente dell’Anief, M. Pacifico, finalmente, il re è nudo: da due anni, denunciamo il ricorso sistematico dell’amministrazione al risparmio di spesa sulla pelle dei precari della scuola. Se oggi le leggi finanziarie comprimono l’organico della scuola, negli ultimi venti anni, invece, si è cercato, illegittimamente,  di sopperire alla stessa esigenza di cassa, alimentando un precariato a cui prima si è ridotto il diritto a una giusta retribuzione (scatti di anzianità), poi, addirittura, a una retribuzione annuale (supplenze al 30 giugno). Ancora attendiamo l’esito di altre migliaia di cause notificate, e di certo, la condanna alle spese dello Stato lieviterà. A questo punto, mi chiedo se il ministro Profumo non colga l’occasione per rivedere la normativa, stabilizzare tutti i precari con 36 mesi di servizio e cancellare la distinzione tra supplenza annuale e al termine dell’attività didattica, viste anche le recenti dichiarazioni del suo sottosegretario Doria, in risposta a un’interrogazione parlamentare.

Da quando l’Anief, agisce da associazione professionale e sindacale (gennaio 2009), finalmente, si punisce l’abuso e lo sfruttamento del precariato nella scuola, sebbene la normativa comunitaria richiamata sia del 1999. C’è speranza, se l’Anief vincerà le prossime elezioni RSU, che anche ai colleghi di ruolo sia riconosciuto il diritto al lavoro, a partire dallo sblocco del contratto e dell’anzianità retributiva. In caso contrario, la parola sarà data ai tribunali della repubblica, per fortuna, sempre in favore dei lavoratori.

La recente sentenza di Trani