Dopo la scontata resistenza della Corte di Cassazione, potrebbe arrivare giustizia dalla Commissione Europea per quei precari della scuola costretti ad anni di supplenza, in spregio alla normativa comunitaria. In Parlamento si teme la seconda lettera di messa in mora sul tema, per una nuova procedura di infrazione che rigetterebbe le scuse del Governo e imporrebbe un riesame della questione.
Secondo l’Ufficio legislativo della Camera dei Deputati, infatti, chiamato a esaminare le procedure di infrazione relative ad alcune disposizioni sui contratti a tempo determinato, in merito alla legge di riforma del mercato del lavoro, sarebbe sul tavolo dei Commissari europei una seconda lettera di messa in mora dell’Italia complementare a quella inviata il 10 marzo 2011 per l’abuso dei contratti a termine, questa volta, riguardante tutto il personale della scuola. E ciò perché non li avrebbe convinti la risposta alla precedente procedura di infrazione 2010/2124 fornita dal Governo italiano, circa la recente attività legislativa adottata (Decreto Legge 70/2011) che avrebbe introdotto una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE (relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP) sul lavoro a tempo determinato del personale ATA, motivata da esigenze imprescindibili di erogazione del servizio scolastico e compensata da un piano di immissioni in ruolo.
La tesi, d’altronde, beffa del destino, aveva convinto i giudici di Cassazione proprio nei giorni scorsi. Una nuova procedura d’infrazione, pertanto, porterebbe a una giurisprudenza comunitaria che supererebbe il diritto interno, ancorché innovato e le pronunce dei giudici italiani della Suprema Corte, ancora convinti della mancata violazione della direttiva citata. A questo punto, è chiaro che la strada intrapresa dall’Anief di denunciare a Bruxelles e a Strasburgo quanto di illegittimo operato dal Governo in Italia riporterà al personale della scuola quella tutela comunitaria del diritto a un lavoro a tempo indeterminato, prevista per tutti i cittadini europei, riguardante il resto del pubblico impiego italiano, peraltro già ampiamente sperimentata nel comparto privato.
Il presidente dell’Anief chiederà di essere ascoltato nei prossimi giorni dai membri della stessa Commissione europea, a cui invierà, comunque, una denuncia ben motivata dalle centinaia di sentenze che i giudici del lavoro hanno emesso nei mesi scorsi, quando hanno condannato la reiterazione dei contratti, hanno stabilizzato i precari, hanno ordinato risarcimenti danni milionari.
Il dossier tratto dal sito della Camera dei Deputati
Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore:
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Servizio Studi - Dipartimento lavoro |
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Titolo:
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RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO - A.C. 5256 Schede di lettura |
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Riferimenti:
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Serie:
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Progetti di legge Numero: 650 |
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Data:
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05/06/2012
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Organi della Camera: |
XI-Lavoro pubblico e privato |
Articolo 1, commi 9-13
(Contratti a tempo determinato)
Procedure di contenzioso
Si segnalano alcune procedure di infrazione relative ad alcune disposizioni sui contratti a tempo determinato.
La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione (proc. n. 2010/2045), con l’invio il 30 settembre 2009 di una lettera di messa in mora per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.
La Commissione europea ritiene che l’articolo 8 del D.lgs. 368/2001, li dove prevede una durata contrattuale minima di 9 mesi sotto la quale il lavoratore a tempo determinato è escluso dal conteggio ai fini delle soglie per la costituzione degli organi di rappresentanza dei lavoratori, non sia conforme con i requisiti previsti dalla clausola 7 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/Ce relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, che prevede che i lavoratori a tempo determinato debbano essere computati a prescindere dalla durata del contratto a termine. La Commissione europea ritiene, inoltre, che l’Italia abbia attuato in modo incorretto l’art. 2, par. 2., della direttiva 94/45/CE, riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie, nonché l’art. 3 della direttiva 2002/14/CE, che istituisce un quadro generale relativo all'informazione e alla consultazione dei lavoratori, nella misura in cui la normativa italiana di recepimento (D.lgs. 74/2002 e D.lgs 25/2007) impone limiti per l’inclusione dei lavoratori con contratto a tempo determinato nel conteggio del personale.
La Commissione europea ha aperto, con l’invio di una lettera di messa in mora il 14 marzo 2011, una procedura di infrazione (proc. 2010/2124) nei confronti dell’Italia per il non corretto recepimento della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.
In particolare, la Commissione ritiene che la prassi di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l’abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE. Il 24 maggio 2011, il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea delle note di risposta predisposte dalle Amministrazioni interessate, nelle quali si comunicava che al fine di fornire riscontro alle censure formulate dalla Commissione europea è stato predisposto un nuovo quadro legislativo, attraverso due interventi normativi specifici inseriti nel Decreto legge n. 70 del 2011: l’art. 9, comma 8 relativo ad una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE per i contratti a tempo determinato nella scuola; l’art. 9, comma 17 recante attuazione del piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA per ridurre il fenomeno del precariato.
Secondo informazioni raccolte dalla Rappresentanza permanente dell’Italia presso l’UE, i servizi della Commissione europea si appresterebbero a proporre al collegio dei Commissari, nel corso del mese di giugno 2012 l’adozione di una lettera di messa in mora complementare, poiché si riterrebbe che il problema non sia più circoscritto al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì a tutto il personale della scuola.