Denuncia dell’Anief, nel corso di un seminario svolto oggi nel capoluogo trentino: anche nelle province a statuto speciale la logica è sempre la stessa: fare cassa a tutti i costi, riducendo il tempo scuola, a danno degli alunni.
Il problema del precariato della scuola non risparmia nessuna zona d’Italia: anche la provincia di Trento, dove il problema della disoccupazione è decisamente meno marcato rispetto alla media nazionale, fa registrare nella scuola una presenza record di docenti non di ruolo. La scarsità di assunzioni degli ultimi anni, con il conseguente mancato turn over, hanno fatto lievitare il numero di precari. Così oggi mentre a livello nazionale si registra una media del 20% di personale in organico non di ruolo, nella provincia di Trento la percentuale è salita ad oltre il 33%. Il preoccupante dato è stato presentato oggi nel corso del seminario “La legislazione scolastica nella normativa recente”, svolto nell’istituto comprensivo di Trento " J. A. Comenius", organizzato dall’Anief, associazione professionale attiva anche in campo di sindacale.
“È grave che anche in questa zona, notoriamente prodiga di posti di lavoro stabili, l’assunzione del personale stia diventando sempre più una chimera”, ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief. “I dati ufficiali indicano, infatti, che ormai un terzo del personale docente della provincia sia precario. Nemmeno una delle province più floride del Paese riesce ad imporre, quindi, la direttiva 1999/70/CE che obbliga i datori di lavoro ad assumere il personale assunto per oltre 36 mesi complessivi. Anche nelle province a statuto speciale la logica è sempre la stessa: fare cassa a tutti i costi, riducendo il tempo scuola, a danno degli alunni”.
Il futuro prossimo, tra l’altro, non promette nulla di buono. I relatori del gruppo trentino Anief hanno ricordato che le nuove regole locali renderanno ancora più dura la vita lavorativa dei precari del posto: alle superiori, ad esempio, l’introduzione generalizzata dei 50 minuti di lezione, al posto dell’ora canonica, comporterà l’obbligo di far “spalmare” ad ogni docente di ruolo ben 70 ore a disposizione per le supplenze. E anche alla primaria non va meglio, visto che le ore aggiuntive annuali da dedicare alle supplenze passeranno da 10 a 15. Alcuni precari presenti al seminario hanno poi sottolineato le loro perplessità sull’introduzione della IV fascia nelle graduatorie trentine, considerate illegittime perché contrarie ad una recente sentenza della Consulta che premia il voto piuttosto che la data di abilitazione.
Durante la giornata si è anche parlato delle Leggi provinciali n. 7/97 e 21/97, attraverso le quali è possibile derogare alla normativa nazionale che disapplicata dall’amministrazione centrale e periferica ha trattenuto il 2,5% di TFR dal 2002 a tutto il personale di ruolo e precario neo-assunto contro quanto previsto dal decreto della presidenza del Consiglio del 20 dicembre 1999 e dalla sentenza della Corte costituzionale n. 223/12. Si è ricordato che anche chi è ritornato in regime di TFS merita di aver ripristinato l’aliquota del 2,69% presa dallo Stato negli anni 2011 e 2012.
Infine, si è affrontato il tema della spending review e dell’istituzione di un unico fondo di finanziamento delle scuole da cui prelevare i risparmi che potrebbero fare perdere più di 100 posti dell’organico del personale non docente, Ata, nella Provincia. L’Anief ha manifestato la volontà di avviare azioni legali per il ripristino della legalità dopo anni di cattiva gestione della macchina pubblica che ha subito la privatizzazione del rapporto di lavoro e l’invasione della politica. “A tal proposito – ha ricordato il presidente Marcello Pacifico – è notizia di questi giorni che dopo il blocco del contratto, l’obiettivo di chi ci governa è arrivare all’eliminazione degli scatti di anzianità, mentre i neo-assunti hanno la carriera ferma per dieci anni”.