Con ordinanza n. 207/13 la Corte costituzionale rimette ai giudici di Lussemburgo la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola, nonostante una sentenza della Cassazione del luglio scorso. 200.000 precari aspettano di sapere se sono lavoratori di serie A o di serie B.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, la decisione dei giudici delle leggi è stata saggia, considerato che un'altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea. L'avvocato Galleano si è costituito in giudizio per un ricorrente dell'Anief che aveva ottenuto dal Tribunale di Trento la remissione alla Consulta della legge 124/99 e ora la stessa Corte rimette tutto nelle mani dei giudici europei, considerata la cospicua giurisprudenza in tema di divieto della reiterazione di contratti a termine.
Sono migliaia i ricorrenti che si sono rivolti all'Anief in questi anni per ottenere giustizia dai tribunali della Repubblica. Molti di essi hanno ottenuto in primo grado risarcimenti fino a 30.000 euro per la mancata stabilizzazione. La scorsa estate, la Cassazione aveva gettato su di loro una doccia fredda sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi alla Corte di Lussemburgo su possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma ora la Consulta riapre le speranze e sposta la partita in Europa come l'Anief-Confedir da mesi ripete, il tutto mentre la nuova proposta di legge europea approvata in Senato continua a ignorare una procedura d'infrazione attivata dalla Commissione UE contro l'Italia proprio sui precari della scuola, il cui testo rimane secretato persino ai parlamentari della Repubblica.
Speriamo che giunga presto il momento di porre fine alla piaga del precariato e di stabilizzare finalmente tutti i supplenti sui posti vacanti e disponibili. Altro che 15.000 posti proposti dal ministro Carrozza.