Altrimenti se ne occuperà Corte Ue: questa situazione è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato. Pacifico (Anief-Confedir): dopo la messa in mora dell’Italia, quello giunto oggi è un altro segnale importante verso la stabilizzazione di oltre 137mila supplenti.
Esulta l’Anief assieme ai 137mila docenti e Ata supplenti annuali della scuola italiana: oggi la Commissione Ue ha infatti inviato all'Italia un altro altolà sulla perdurante discriminazione degli insegnanti e del personale precario della scuola pubblica sul fronte del mancato adeguamento dello stipendio al personale di ruolo. Secondo la Commissione Ue, che da tempo ha avviato contro l’Italia una procedura d’infrazione, lo Stato deve assicurare stipendi uguali ai supplenti. E, nel contempo, “dare più certezze visto che svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo”.
La Commissione Ue ha anche ricordato che si tratta di supplenti “impiegati con contratti a termine ma 'continuativi', per molti anni, che li lasciano in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri”. E questa situazione “è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato”. A questo punto, l'Italia ha due mesi di tempo per rispondere a Bruxelles altrimenti la Commissione la porterà dinanzi alla Corte Ue.
Ancora una volta la Commissione Ue dimostra il proprio interesse per le vicende della scuola italiana che, in violazione della Direttiva 1999/70/CE, continua a mantenere in stato di precarietà centinaia di migliaia di docenti e Ata, senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione sarebbe compromesso. E non a caso, solo poche settimane fa, la Direzione Generale occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea – pur ricordando di non poter intervenire direttamente nei singoli casi – ha chiesto agli interessati di inviare una serie di informazioni aggiuntive proprio per valutare l’ipotesi di proseguire l’iter in sede europea, utili in riferimento alla procedura di infrazione già in corso o per l’apertura di ulteriori procedimenti a carico dello Stato italiano. Le cui avvisaglie sono giunte nelle ultime ore.
La richiesta della Commissione Ue conferma, dunque, che ha fatto bene l’Anief a presentare un anno fa a Bruxelles e Strasburgo, attraverso il proprio presidente, Marcello Pacifico, una denuncia, a nome di migliaia di precari, proprio per la reiterata violazione nel pubblico impiego della direttiva comunitaria 1999/70/CE, rifiutando in tal modo di sentenza della Cassazione che, avallando la Legge 106/2011, aveva di fatto derogato lo Stato italiano dell’adottare le indicazioni Ue sulla stabilizzazione e parità di trattamento dei precari con oltre 36 mesi di servizio.
E sempre ANIEF ha ben fatto, alcune settimane fa, a predisporre un modello di risposta, corredato di alcuni allegati, da inviare alla Commissione al fine di integrare la denuncia fatta negli scorsi mesi. Si tratta di una serie di osservazioni che il sindacato utilizzerà a supporto delle cause che saranno discusse alla Corte di giustizia europea sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell'unione, su cui la Ue ha presentato osservazioni scritte.
“L’invito giunto oggi dalla Commissione Ue – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – conferma che l’iter di adeguamento del nostro Paese alla normativa europea in materia sta procedendo: dopo la messa in mora dell’Italia in merito alla procedura 2124/10 relativa al personale Ata della scuola, quello giunto oggi è un ulteriore segnale importante. L’equiparazione stipendiale, infatti, è fondamentale anche ai fini della stipula dei contratti su tutti i posti vacanti, sino al 31 agosto, e verso la stabilizzazione degli oltre 137mila supplenti della nostra scuola”.
Per approfondimenti:
ANSA: Ue a Italia, basta discriminare insegnanti precari