La decisione è contenuta nel rapporto sulla “fase tre” della spending review, presentato dal ministro uscente per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda: nel mirino i dodici enti di ricerca controllati dal Miur, ad iniziare dal Cnr. Anief-Confedir: chi continua a parlare di ‘promozione della conoscenza’ e di ‘valorizzazione dei nostri talenti’ farebbe meglio a tacere.
Mentre il Capo dello Stato si accinge ad affidare un nuovo incarico di Governo, il ministro uscente per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, presenta un drammatico rapporto sulla “fase tre” della spending review sui nuovi tagli da praticare alla ricerca: sebbene il Paese investa nel settore poco più dell'1 per cento del Pil, collocandosi tra i peggiori dell’area Ocse, sul tavolo della Commissione speciale del Senato è arrivato in queste ore un dettagliato rapporto contenente il taglio al fondo ordinario di 51 milioni di euro, che si abbatterà sui dodici enti di ricerca controllati dal Miur.
Il programma dei tagli era stato evitato l’estate scorsa dai presidenti degli enti interessati, che avevano convinto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, a rimandarlo. Ma le esigenze di bilancio statali lo ripropongono oggi per intero: lo Stato nel corso dell’anno sovvenzionerà 1.598 milioni (compresivi della “quota premiale”, erogata dal Miur per i risultati scientifici di 139 milioni), che corrisponde alla la cifra più bassa dal 2003. Tranne l’Agenzia spaziale italiana, che conserverà i suoi 502 milioni di euro, tutti gli alti enti riceveranno meno fondi.
L’Infn, ad esempio, che ha 600 ricercatori distaccati al Cern di Ginevra, riceverà 13 milioni di euro in meno: da 243 a 230 milioni. L’Ingv, che nel 2012 ha ricevuto un contributo ordinario di circa 45 milioni subirà un taglio di 1,6 milioni. L’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale percepirà 1,2 milioni in meno su un totale di 12,4 milioni di euro. Neppure il Cnr sarà risparmiato, con 25 milioni di euro sottratti, che sanciranno il licenziamento di 2.500 tra ricercatori, precari e dottorandi. Se a ciò aggiungiamo l’abbandono degli atenei (con il numero dei nostri laureati ampiamente al di sotto della media Ocse, visto che occupiamo il 34mo posto su 36 Paesi) e la riduzione del 92% fino al 2016 delle borse di studio degli studenti, aggiungere ulteriori dati diventa superfluo.
Anzi, ve ne è uno su cui vale la pena soffermarsi. Tutto ciò avviene proprio mentre la Ragioneria generale dello Stato fa sapere che nell’Unione Europea nel 2011 l’Italia si è classificata solo al 24° posto per investimenti sulla scuola e sulla formazione: a fronte di una spesa del 49,9% del Pil, la sesta dell’Ue, solo il 4,2% è andato alla scuola, contro una media europea del 5,3%. Non va meglio per le attività culturali: spendiamo lo 0,6%, mentre nell’Europa a 27 si viaggia attorno all’1,1%.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir ai direttivi e alle alte professionalità della PA, quanto sta avvenendo non fa altro che confermare lo stato di gravità in cui il nostro Paese di si sta sempre più collocando: “siamo quelli che investono meno nella cultura e nella formazione. Ed ora anche nella ricerca si è avviata la parabola discendente. Mentre sarebbe fondamentale puntare sulla formazione, riconvertire le risorse umane e investire in quelle materiali, sulla qualità dei nostri prodotti e sull’innovazione, in particolare sull’hi-tech”.
Anief e Confedir colgono l’occasione per rivolgersi al nuovo Governo. Che non potrà di certo continuare ad avallare questo genere di politica: “al nuovo esecutivo – continua Pacifico – chiediamo di porre finalmente fine a questa stagione di tagli lineari, che non ha ridotto né gli sprechi del denaro pubblico né ha migliorato i servizi. Occorre, di contro, rilanciare il tema della cultura, dell’istruzione e della ricerca. In caso contrario, continuare a parlare di ‘promozione della conoscenza’ o della ‘valorizzazione dei nostri talenti’ significa riempirsi solo la bocca di slogan privi di qualsiasi fondamento”.
Per approfondimenti:
Il Manifesto: Monti taglia 51 milioni alla ricerca, Italia terzultima per investimenti
Il Sole 24 Ore: la scure sulla ricerca, taglio da 51 milioni di euro