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Riforme: approvato il collegato al lavoro. Per ANIEF è incostituzionale

ANIEF chiede a Napolitano di rinviare ancora una volta il provvedimento all’esame del Parlamento per la palese incostituzionalità dell’art. 32 che interviene sui processi in corso e inibisce la domanda risarcitoria nel contenzioso seriale promosso dal Sindacato. Pronti i ricorsi nei tribunali.

La Camera dei Deputati approva in 7 lettura, in sede definitiva, la norma recante “Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro”. Durante il corso dell’esame, è stato ignorato il messaggio motivato del Capo dello Stato che aveva  sottolineato l’opportunità “di una riflessione anche su disposizioni in qualche modo connesse - presenti negli articoli 30, 32 e 50 - che riguardano gli stessi giudizi in corso e che oltretutto rischiano, così come sono formulate, di prestarsi a seri dubbi interpretativi e a potenziali contenziosi […] L'articolo 20 presenta inoltre profili problematici anche nella parte - in sé largamente condivisibile - che riguarda la «salvezza» del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subìti.” Ben 19 ordinanze delle corti di appello dei tribunali italiani avevano, infatti, rimesso alla corte costituzionale l’articolo 4-bis del decreto legislativo n. 368/2001 come introdotto dal comma 1 dell’articolo 21 della legge 133/2008, che è testualmente riproposto nei commi 4, 5, 6 dell’art. 32 del collegato al lavoro. La corte costituzionale aveva dichiarato tale norma illegittima già nella sentenza n. 214 del 14 luglio 2009, per la violazione degli artt. 3, 10 e 11, 24, 111, 117 della Costituzione.

Di fronte a sentenze che finalmente condannano l’amministrazione - sottolinea Marcello Pacifico, presidente dell’ANIEF - alla trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato nel rispetto del diritto comunitario, oggi emanate anche per i precari della scuola come ieri per i precari delle poste, il Governo cerca, invano di correre ai ripari; ma è chiaro che la legge approvata dal Parlamento sarà dichiarata incostituzionale. Già il Governo, in qualità di datore di lavoro, ha chiesto al Parlamento di confermare i rappresentanti dei lavoratori con cui trattare, grazie alla proroga ope legis delle RSU elette e della rappresentatività delle OO. SS. trattanti, ora, cosciente di aver violato sistematicamente da 10 anni una direttiva comunitaria (1999/70/CE) che punisce severamente chi abusa della contrattazione a tempo determinato (a sfavore dei 200.000 precari della scuola), ha ottenuto dal Parlamento con l’approvazione dell’art. 32 un forte sconto per la domanda risarcitoria (da 60 a 6 mensilità) che deve versare alle migliaia di ricorrenti lavoratori precari che ci chiedono giustizia. E’ evidente che la norma serve soltanto per prendere un altro po’ di tempo e che verrà rimessa subito nei primi giudizi all’attenzione del giudice delle leggi che si è pronunciato su tale materia. Nel frattempo, l’ANIEF si appella ancora una volta al Quirinale per abbreviare il percorso di una strada tutta in salita.

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