Diversi i motivi della protesta nazionale: la proroga del blocco contrattuale fino al 2018, l'addio agli scatti di anzianità, il congelamento degli stipendi per tutta la carriera, la forte riduzione del Fondo d'istituto, l'utilizzo delle ferie forzate, la penalizzazione durante la malattia, la trattenuta del 2,5% per il TFR, la cancellazione del primo gradone stipendiale per i neo-assunti, gli imminenti ulteriori tagli al personale ATA e la cancellazione dei commissari esterni alla maturità, l'intenzione di introdurre il recupero delle ore non svolte durante la sospensione della didattica e l’eliminazione dei precari dalle graduatorie d’istituto. Tutti temi che verranno affrontati in assemblee d'istituto di due ore organizzate dalle Rsu.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il sindacato è aperto al cambiamento, ma vi sono dei principi invalicabili, insindacabili, intoccabili che ogni docente e Ata deve difendere.
Il prossimo 31 ottobre il personale della scuola incrocerà le braccia: il sindacato Anief ha proclamato lo sciopero nazionale rivolto a tutto il personale precario e di ruolo. La protesta sarà la prima risposta collettiva di tutti quei docenti e del personale scolastico che si dicono contro la proroga del blocco contrattuale fino al 2018, la cancellazione degli scatti di anzianità, il congelamento degli stipendi per tutta la carriera al netto dell’inflazione, la forte riduzione del Fondo d'istituto, l'utilizzo delle ferie forzate, ma anche la penalizzazione durante la malattia, la trattenuta del 2,5% per il TFR, la cancellazione del primo gradone stipendiale per i neo-assunti dal 2011
Lo sciopero vuole anche essere la protesta di quei lavoratori che non accettano ulteriori tagli al personale ATA e la cancellazione dei commissari esterni alla maturità, programmati con la prossima legge di Stabilità. E di chi dice no alle parti delle linee guida di riforma, attraverso cui il Governo vorrebbe introdurre il recupero delle ore non svolte durante la sospensione dell’attività didattica e l’eliminazione dei precari presenti nelle graduatorie d’istituto.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "se è vero, infatti, che la consultazione pubblica aperta dal Governo 15 settembre – 15 novembre 2014 sul suo documento ‘la Buona scuola’ nel portale www.labuonascuola.gov.it potrebbe portare a delle modifiche o proposte migliorative, ci sono dei punti fermi dell'attuale sistema scolastico non possono essere messi in discussione".
Pertanto, Anief invita le Rappresentanze sindacali unitarie (RSU) delle scuole a realizzare, nei prossimi giorni, una seria riflessione che porti all’astensione dal lavoro di tutto il personale per il prossimo venerdì 31 ottobre: le assemblee, di due ore, saranno anche l'occasione per discutere con docenti e personale Ata sui punti critici della riforma, prima della fine della consultazione pubblica.
"Se lo sciopero sarà condiviso - sostiene Pacifico - la risposta sarà ancora più chiara alle domande poste dal Governo su organizzazione dell’orario di lavoro, utilizzo del personale, reperimento dei fondi, ricostruzione di carriera e valutazione. Siamo un sindacato giovane, aperto al cambiamento, ma vi sono dei principi invalicabili, insindacabili, intoccabili che ogni docente e Ata deve difendere".
LA PIATTAFORMA DELLO SCIOPERO IN 4 PUNTI
1. Il diritto a un contratto, sancito da una direttiva comunitaria e da un articolo della Costituzione.
Il Governo vuole prorogare il blocco del CCNL previsto dal 2010 e congelare gli stipendi fino al 2018 per poi sostituire gli scatti di anzianità con il merito. Soltanto il 66% del personale di ciascuna scuola, a partire da questa data, avrà un aumento di 60 euro ogni tre anni; il restante personale rimarrà con lo stipendio attuale fino alla pensione.
Il blocco, che è stato recuperato per il 2010-2012 soltanto per chi ha maturato lo scatto in quegli anni, ma 4 punti percentuali sotto l’inflazione, a fronte di 10 punti sotto gli aumenti di stipendio registrati nel settore dei privati, è incostituzionale e non può essere adottato unilateralmente dal datore di lavoro. Lo Stato, peraltro, deve restituire il 2,5% di TFR trattenuto a più di 350.000 docenti e Ata assunti dopo il 2000 e milioni di precari che hanno prestato servizio in questi ultimi tredici anni. Il Governo dovrebbe persino trovare le risorse per pagare dal 2006 uno stipendio e oltre in più all'anno per ciascun professionista della scuola, proprio alla luce dell'aumento del costo dei prezzi.
2. Il diritto a una ricostruzione di carriera orientata al principio della parità retributiva per i neo-assunti e i precari. Intorno alla direttiva comunitaria si è formato attraverso una cospicua giurisprudenza il principio di non discriminazione tra il servizio svolto e il relativo trattamento economico del personale precario e di ruolo. Per questa ragione appare illegittimo aver assunto dal 2011 più di 120.000 precari a invarianza finanziaria, ovvero con lo stesso stipendio di prima per tutta la vita lavorativa così come si vuole per i 150.000 da assumere il prossimo anno. Il CCNL del 4 agosto 2011 firmato da alcuni sindacati contro gli interessi dei lavoratori va quindi disapplicato. Devono essere pagati tutti gli scatti maturati durante il pre-ruolo, che a sua volta va valutato per intero nei decreti di ricostruzione di carriera senza alcuna discriminazione temporale e con il recupero del primo gradone stipendiale.
3. Il diritto a un'organizzazione dell'orario di lavoro conforme ai principi comunitari in materia di fruizione di periodi di malattia senza penalizzazione, di riposo dalla didattica senza attività sostitutive di recupero e con il godimento delle ferie come momento di "ricreazione" certamente da non fruire durante la sospensione del servizio.
4. Il diritto a risorse aggiuntive che non possono essere ricercate nei nuovi tagli al personale o ai membri esterni degli esami di maturità. Il fondo per l'offerta formativa è stato ridotto di due terzi nei soli ultimi quattro anni, mentre quello per l'alternanza scuola lavoro oggi è solo il 5% di quindici anni fa. Non si può pagare l'auspicato merito con nuovi tagli o risparmi, ma bisogna ripristinare i 200.000 posti tagliati negli ultimi anni, il tempo scuola ridotto agli studenti per riportare i loro risultati di apprendimento a livelli superiori. Lo certifica l'Ocse.
"Per tutte queste ragioni - conclude il presidente Anief - bisognerà scioperare il 31 ottobre: la misura è colma, il personale faccia sentire la propria voce".