Aderiscono alla protesta dell’Anief anche altri sindacati che hanno a cuore le sorti dei lavoratori, di ruolo e precari, e che non accettano di vedere svilito ancora una volta il settore, privandolo di oltre 600 milioni di euro come vorrebbe fare il governo approvando la Legge di Stabilità che ha già avuto il via libera da CdM e Quirinale.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la misura è colma, il personale faccia sentire il proprio dissenso aderendo alla mobilitazione di un sindacato che non si è mai svenduto.
Domani i lavoratori della scuola si fermano per dire no al duplice progetto del Governo, contenuto nella Legge di Stabilità e nella ‘Buona Scuola’, di finanziare la tanto strombazzata riforma nelle scuola facendo cassa sulle spalle del personale scolastico, degli alunni e delle famiglie. Una buona parte dei fondi necessari all’assunzione di 150mila docenti precari e al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro negli istituti superiori, verrà infatti sommessamente prelevata dalla stessa scuola. Attuando una “partita di giro” che potrà solo far arretrare l’offerta formativa, già pesantemente penalizzata dai tagli draconiani attuati a seguito della riforma Gelmini-Tremonti.
Nelle ultime ore, allo sciopero indetto dall’Anief si sono unite anche altre sigle sindacali. Tra queste vi è il Mida, la cui coordinatrice Elisabetta Fiore, ha dichiarato diappoggiare “lo sciopero del 31 ottobre 2014 a Roma indetto dall'Anief, sigla sindacale che da sempre, con forza e determinazione, supporta i docenti delle graduatorie di II e III fascia d'istituto”. Ad incrociare le braccia sarà anche l’Adida, secondo cui lo sciopero dell’Anief è legittimo perché rafforza “l'azione di contrasto alle proposte del Governo che promettono nuovi tagli al personale e nessuna prospettiva adeguata al profilo dei docenti delle graduatorie d'istituto”.
Con lo sciopero di domani, infatti, l’Anief intende inviare un forte messaggio di opposizione alle domande poste dal Governo su diversi fronti. Come l’organizzazione dell’orario di lavoro, l’utilizzo del personale, il reperimento dei fondi, la ricostruzione di carriera e la valutazione. Il sindacato non può accettare quella che si profila una vera sparizione delle supplenze ‘brevi’ (per amministrativi e tecnici), la cancellazione della figura tradizionale dei vicari dei dirigenti scolastici, per via dell’abrogazioni di esoneri e semiesoneri, l’addio delle posizioni di comando, distacco, fuori ruolo. Oltre che l'intenzione espressa, nella bozza di riforma della Scuola, di far recuperare le ore d’insegnamento non svolte durante la sospensione didattica e di eliminare i precari dalle graduatorie d’istituto.
“Fare sciopero domani – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – significa opporsi a queste intenzioni dichiarate sotto forma di bozze di legge. Ma significa anche dare forza a dei sindacati che non si sono mai svenduti. Che non avrebbe mai firmato, come hanno invece fatto altre sigle nel 1999, un accordo per sottrarre il 2,5% dal trattamento di fine rapporto. Un sindacato che non avrebbe mai sottoscritto, come hanno fatto altre sigle nel 2011, un’intesa per bloccare gli scatti di anzianità e per eliminare il primo gradone stipendiale dei neo assunti. Noi non accettiamo più questo genere di compromessi, superati dai tempi, perso terreno e credibilità. E anche per questo – conclude Pacifico – bisognerà scioperare il 31 ottobre: la misura è colma, il personale faccia sentire la propria voce".
LA PIATTAFORMA DELLO SCIOPERO ANIEF DEL 31 OTTOBRE 2014 IN 4 PUNTI
1. Il diritto a un contratto, sancito da una direttiva comunitaria e da un articolo della Costituzione.
Il Governo vuole prorogare il blocco del CCNL previsto dal 2010 e congelare gli stipendi fino al 2018 per poi sostituire gli scatti di anzianità con il merito. Soltanto il 66% del personale di ciascuna scuola, a partire da questa data, avrà un aumento di 60 euro ogni tre anni; il restante personale rimarrà con lo stipendio attuale fino alla pensione.
Il blocco, che è stato recuperato per il 2010-2012 soltanto per chi ha maturato lo scatto in quegli anni, ma 4 punti percentuali sotto l’inflazione, a fronte di 10 punti sotto gli aumenti di stipendio registrati nel settore dei privati, è incostituzionale e non può essere adottato unilateralmente dal datore di lavoro. Lo Stato, peraltro, deve restituire il 2,5% di TFR trattenuto a più di 350.000 docenti e Ata assunti dopo il 2000 e milioni di precari che hanno prestato servizio in questi ultimi tredici anni. Il Governo dovrebbe persino trovare le risorse per pagare dal 2006 uno stipendio e oltre in più all'anno per ciascun professionista della scuola, proprio alla luce dell'aumento del costo dei prezzi.
2. Il diritto a una ricostruzione di carriera orientata al principio della parità retributiva per i neo-assunti e i precari. Intorno alla direttiva comunitaria si è formato attraverso una cospicua giurisprudenza il principio di non discriminazione tra il servizio svolto e il relativo trattamento economico del personale precario e di ruolo. Per questa ragione appare illegittimo aver assunto dal 2011 più di 120.000 precari a invarianza finanziaria, ovvero con lo stesso stipendio di prima per tutta la vita lavorativa così come si vuole per i 150.000 da assumere il prossimo anno. Il CCNL del 4 agosto 2011 firmato da alcuni sindacati contro gli interessi dei lavoratori va quindi disapplicato. Devono essere pagati tutti gli scatti maturati durante il pre-ruolo, che a sua volta va valutato per intero nei decreti di ricostruzione di carriera senza alcuna discriminazione temporale e con il recupero del primo gradone stipendiale.
3. Il diritto a un'organizzazione dell'orario di lavoro conforme ai principi comunitari in materia di fruizione di periodi di malattia senza penalizzazione, di riposo dalla didattica senza attività sostitutive di recupero e con il godimento delle ferie come momento di "ricreazione" certamente da non fruire durante la sospensione del servizio.
4. Il diritto a risorse aggiuntive che non possono essere ricercate nei nuovi tagli al personale o ai membri esterni degli esami di maturità. Il fondo per l'offerta formativa è stato ridotto di due terzi nei soli ultimi quattro anni, mentre quello per l'alternanza scuola lavoro oggi è solo il 5% di quindici anni fa. Non si può pagare l'auspicato merito con nuovi tagli o risparmi, ma bisogna ripristinare i 200.000 posti tagliati negli ultimi anni, il tempo scuola ridotto agli studenti per riportare i loro risultati di apprendimento a livelli superiori. Lo certifica l'Ocse.
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