Il sindacato aderisce a tutte le iniziative proclamate di sciopero degli scrutini. Garantito il rispetto di quanto previsto dalla normativa sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali, esclusi gli scrutini delle classi terminali.
Marcello Pacifico (Anief): auspichiamo che anche i sindacati rappresentativi decidano di seguire la scelta nostra e delle altre sigle autonome e di base. Solo un fronte unitario di tutte le forze sindacali potrà costringere il Governo a ritornare sui propri passi.
In queste ore al blocco dei sindacati autonomi (Cobas, Usb, Unicobas) che hanno deciso di scioperare in concomitanza con lo svolgimento degli scrutini di fine anno scolastico, si è aggiunta anche l’ANIEF, che alle ultime elezioni RSU nella scuola si è attestata come primo tra i sindacati non rappresentativi.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico, infatti, ha aderito formalmente a tutte le iniziative di sciopero degli scrutini e delle attività connesse già proclamate.
“Adesso – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief – ci aspettiamo che anche i sindacati maggiori decidano di seguire il nostro esempio. Solo un fronte unitario potrà costringere il Governo a tornare sui propri passi. Il DDL Scuola, infatti, dopo l’approvazione alla Camera è ora atteso dal passaggio in Senato. C’è ancora tempo, quindi, per bloccare un provvedimento che tutta la scuola italiana rifiuta, come dimostra l’adesione altissima registrata agli scioperi del 24 aprile e del 5 maggio. Renzi e Giannini credevano che bastassero le assunzioni, peraltro insufficienti, a far accettare a insegnanti, studenti e famiglie la deriva aziendalistica della scuola, trasformando il dirigente scolastico in un manager. Per non parlare dei ‘regali’ alle scuole private, che la nostra Costituzione esclude categoricamente”.
Ma il giovane sindacato ha già chiara la propria “road map” nel caso in cui il testo dovesse diventare legge. “Se il Governo – afferma Pacifico – dovesse decidere di andare avanti come se nulla fosse, vorrà dire che si assumerà la responsabilità di scatenare il più grande contenzioso che la scuola italiana abbia mai visto. Ci auguriamo che il premier voglia ascoltare l’altolà che arriva da chi la scuola la vive ogni giorno da professionista, da studente o da genitore. Altrimenti – conclude il presidente Anief – la parola passerà ai tribunali, che in questi anni hanno rappresentato l’ultimo baluardo nella difesa del diritto e della Costituzione“.