Si dice che chi lavora nella scuola rimane giovane nello spirito, perché opera a stretto contatto con i ragazzi. Chissà se può dirlo anche il professor Antonio Chiumiento, di Pordenone che, solo a 67 anni, è riuscito ad ottenere l’agognata immissione in ruolo come insegnante della scuola pubblica. La sua assunzione, giunta con il “potenziamento” degli istituti, è arrivata 47 anni dopo la sua prima supplenza, a 19 anni, quando iniziò ad insegnare all’Istituto Mattiussi di Pordenone. Con lo status da supplente, che è venuto meno dunque a poche settimane dal suo 67esimo compleanno.
“Chissà quanti ce ne saranno ancora, come lui, eterni precari, anche se la carta anagrafica dice che sono alle soglie della pensione”, commenta con amarezza Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Perchè anche dopo il piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola, nelle GaE a detta del Miur sono rimasti circa 45mila docenti abilitati. Tanti dei quali, soprattutto nelle discipline più tecniche, attendono invano da anni l’immissione in ruolo, perché condannati a scontare mancanza di posti liberi, anche se poi spesso a ben vedere ci sono, per quelle che risultano delle discipline troppo specifiche”.
Al Miur, suppone Pacifico, “diranno che quello di Pordenone è un caso eccezionale. Tutt’altro – eccepisce – perché vi sono migliaia di docenti in questa situazione: abilitati all’insegnamento, pronti da tempo ad essere assunti, ma costretti a rimanere nel limbo del precariato per decenni. Per poi assaporare la gioia dell’assunzione quando ormai non ci credevano più. È stato proposto, un paio di estati fa, ad una docente 62enne del Grossetano, con 33 anni di precariato alle spalle. La quale, però, dovette addirittura rinunciare, perché la cattedra allestita dall’ambito territoriale toscano, l’ex provveditorato agli studi, era composta da tre istituti, distanti da loro anche decine di chilometri. Poi è toccato a due bidelle, a cui non è parso vero entrare in ruolo a 66 anni. E a tanti altri ancora”.
“Bisognerebbe riflettere sul fatto – continua Pacifico – che negli altri Paesi, dove il diritto europeo viene rispettato, dopo 36 mesi di servizio svolto su posto vacante, si possano aprire le porte dell’immissione automatica in ruolo. E chi dice che il concorso a cattedra ringiovanirà il popolo dei docenti italiani, i più vecchi al mondo con tre docenti su quattro over 50 anni, non sa evidentemente che sono state create delle discutibilissime norme perché ciò non avvenga: non verrà permesso di parteciparvi, ad esempio, ai non abilitati e ai neo-laureati; come si è negato ad oltre 100mila supplenti già abilitati, di cui 45mila di sostegno, di essere inseriti nelle GaE. Tutti dispositivi, contro i quali Anief ha già fatto sapere di volere ricorrere”.