Il MIUR getta basi per la rete di istituti, con i prof- jolly sballottati da una sede all’altra.
Il Ministero dell’Istruzione ha inviato una nota agli Usr per invitarli a dare avvio entro il 30 giugno alla costituzione delle scuole in rete. Se si somma questa indicazione con la regionalizzazione degli organici, la chiamata diretta e la facoltà dei capi d’istituto di smistare il corpo docente, pure su organico potenziato, tutte previste dalla Legge 107/2015, si comprende il vero obiettivo: la perdita definitiva della titolarità del personale docente della scuola pubblica. Un piano che da settembre sarà già esecutivo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si stanno ponendo le basi perché un preside possa avere facoltà di decidere se un docente finito negli ambiti dovrà rimanere sull’organico tradizionale o scivolare nell’organico potenziato. In questo modo, tramonta l’idea degli insegnanti titolari su materia curricolare. Dal prossimo anno, prepariamoci al docente transumante: prima scelto, poi utilizzato come tappabuchi, anche su materie affine e per le quali non è abilitato, e alla fine rigettato nella mischia all’occorrenza.
C’è una parte della riforma della scuola che il Miur sta introducendo volutamente a “fari spenti”: è quella dell’introduzione delle reti di scuole, previste dal comma 70 della Legge 107/2015, nell’ambito “del medesimo ambito territoriale”, da realizzarsi “entro il 30 giugno 2016”, finalizzate “alla valorizzazione delle risorse professionali, alla gestione comune di funzioni e di attività amministrative, nonché alla realizzazione di progetti o di iniziative didattiche, educative, sportive o culturali di interesse territoriale, da definire sulla base di accordi tra autonomie scolastiche”. La stessa Buona scuola (comma 71), ha stabilito che gli accordi tra le scuole individuano anche “i criteri e le modalità per l’utilizzo dei docenti nella rete”.
Sulla base di queste indicazioni generali, il Miur ha appena inviato una Nota (la 2151.07-06-2016) agli Uffici scolastici regionali invitandoli a dare avvio al più presto, confermando la scadenza di fine mese, alla costituzione delle reti di istituti. Premesso che non si comprende se le scuole abbiano ricevuto un ordine perentorio oppure un invito privo di obblighi, dalla nota Miur si evince che le reti saranno di due tipi: di ambito (da cui si attingeranno nominativi e candidature per la chiamata diretta degli insegnanti) e di scopo (alle quali aderiranno gli istituti con obiettivi in comune).
Se si sommano queste indicazioni con un’altra sezione della Legge 107/2015, si comprende la portata dell’intendimento che il Miur sta conducendo, non per caso, senza clamori: nel comma 64 della riforma, infatti, è stato stabilito che “a decorrere dall’anno scolastico 2016/2017, con cadenza triennale (...) è determinato l’organico dell’autonomia su base regionale”. La regionalità degli organici è poi ribadita dal comma 66, dove si specifica che “i ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto”.
L’amministrazione, in pratica, sta preparando le basi per la perdita definitiva della titolarità del personale docente della scuola pubblica. “La chiamata diretta – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – fa parte dello stesso comune denominatore dove confluiscono gli organici su base regionale, in vigore dal prossimo primo settembre, ma soprattutto il comma 18 della Legge 107, in base al quale il dirigente scolastico individua il personale da assegnare sui posti dell’organico dell’autonomia: questo significa anche che, in non pochi casi, il preside avrà facoltà di decidere se un docente finito negli ambiti dovrà rimanere sull’organico tradizionale o scivolare nell’organico potenziato”.
“Questo significa – prosegue il sindacalista Anief-Cisal – che, nel secondo caso, al termine del triennio il docente si ritroverà in condizione di incertezza professionale. Anche con decenni di servizio alle spalle. Si tratta di un passaggio importante, che, tra l’altro, avrebbe necessitato di un decreto ministeriale e non di una semplice nota Miur. In ogni caso, quel che conta è che per i docenti italiani sta tramontando l’idea di essere titolari su materia curricolare. Dal prossimo anno, prepariamoci al docente transumante, pure se di ruolo: prima scelto, poi utilizzato come tappabuchi, anche su materie affine e per le quali non è abilitato, e infine rigettato nella mischia all’occorrenza. E la chiamano Buona Scuola”.