ROMA, 10 LUG - "Il trattamento economico dei nostri insegnanti, fermo a 29mila euro lordi annui, rappresenta un affronto rispetto al prezioso lavoro che continuano a svolgere con serietà e senso del dovere". Lo afferma l'Anief prendendo spunto dai dati Ocse secondo cui "siamo gli unici, nel periodo 2005-2014, ad aver fatto perdere ai nostri docenti il 7%. Nello stesso decennio, in Finlandia le buste paga di chi fa formazione pubblica sono cresciute di 6 punti percentuali, in Norvegia del 9%, in Germania del 10%, in Irlanda del 13%". "Inoltre, considerando gli ultimi tre anni, invece esclusi dallo studio Ocse, l'arretramento di potere degli stipendi dei nostri docenti si attesta addirittura a -14%" fa notare il sindacato aggiungendo che "proprio per recuperare il gap rispetto agli altri docenti d'Europa, ha già fatto sapere, al tavolo di contrattazione sull'Atto di indirizzo, che non accetterà mai un rinnovo contrattuale con pochi spiccioli, tra l'altro pure assegnati per fasce stipendiali ispirandosi al modello Robin Hood". "I docenti - dichiara il presidente dell'Anief Marcello Pacifico - sono lavoratori che, come dice l'Ocse, vanno pagati in modo proporzionale al servizio professionale prodotto. Negare questo concetto, significa creargli un danno. Di carattere morale e pratico. Molti di loro prestano servizio lontano da casa. Da due anni a questa parte, nemmeno per scelta, ma solo per aver chiesto di essere assunti in ruolo. A fine mese, questi insegnanti hanno delle spese vive, per l'affitto dell' appartamento, per i trasporti, per vivere: non si può dire ancora loro che non ci sono soldi e che si arrangino". L'unica cura per i docenti italiani, insiste Pacifico "è dargli più soldi a fine mese. Il resto, sono palliativi".