Roma, 29 lug. (askanews) - "Fa bene il Ministero dell'Istruzione a prendere in considerazione la proposta giunta in questi giorni, a furor di popolo, di trasformare in modo automatico e gratuitamente gli anni spesi per laurearsi in contributi previdenziali: è un'iniziativa che andrebbe incontro alle esigenze di tutti i lavoratori, non solo giovani, costretti già oggi a lasciare il lavoro alle soglie dei 70 anni". A dichiararlo è Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal, a seguito del successo ottenuto dalla campagna mediatica "Riscatta la laurea", su cui pure il Miur ha detto di essere disponibile a confrontarsi perché "il tema del riscatto della laurea è serio e importante" e occorre quindi "approfondire le proposte avanzate e a farlo, nelle prossime settimane, per le parti di propria competenza".
"Chiedere a un dipendente di riscattare la laurea, con gli stipendi praticamente fermi e piegati dal peso dell'inflazione, è una procedura che oggi non ha più alcun senso - continua il sindacalista -: il riscatto in cambio di diverse decine di migliaia di euro è un vero ricatto. Una legge che diventa persino autolesionista quando si ha a che fare con professioni a rischio burnout: riteniamo, pertanto, che i 4 o 5 anni di studi all'Università debbano essere considerati in modo automatico come periodi di vero e proprio lavoro. Per chi lavora nella scuola, tra l'altro, andrebbero conteggiati pure i periodi di formazione Ssis, Tfa e Pas, che possono arrivare anche a due anni".
"Ne consegue - prosegue il sindacalista Cisal - che un docente, ma anche un lavoratore Ata o gli stessi presidi, oggi costretti ad andare in pensione a 67 anni, potrebbe anticipare di 5-6 anni.
Lasciando l'insegnamento, di fatto, alla stessa età dei colleghi che andavano in pensione prima della riforma Monti-Fornero.
Stiamo parlando di dipendenti che svolgono, tra l'altro, un lavoro particolarmente stressante che anche le ultime indagini sulle varie categorie della pubblica amministrazione indicano ad alto rischio di insorgenza di malattie professionali, che si presentano spesso proprio a fine carriera".
"Paradossalmente - conclude Pacifico - uscire quindi prima dal lavoro, anche grazie al riscatto gratuito della laurea e degli anni di specializzazione all'insegnamento, porterebbe allo Stato dei vantaggi non solo sociali, ma anche economici. Perché lo stesso Stato non si dovrebbe più fare carico delle cure mediche di milioni di suoi cittadini, vittime di patologie perché è stato negato loro il diritto di lasciare il lavoro al momento giusto".