ROMA, 9 MAG - Gli incrementi stipendiali netti di oltre 1 milione e 200mila dipendenti del mondo della scuola dopo il recente rinnovo del contratto, atteso da quasi 10 anni, si aggireranno intorno a soli 50 euro. A sostenerlo è il sindacato Anief, che ha sempre criticato la firma del contratto da parte dei sindacati confederali. Anief ricorda che secondo l'Aran per il periodo 2007/08-2015/16, gli anni del blocco del contratto della Scuola, la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all'inflazione equivale all'8,1%. Inoltre, nel periodo in cui gli stipendi pubblici non facevano ravvisare incrementi, nel settore privato gli aumenti hanno toccato quota 3,6 punti. "Il fatto che a quantificare la distanza stipendiale sia stata proprio l'Aran, l'artefice del contratto collettivo nazionale assecondato dai sindacati Confederali - afferma Marcello Pacifico, leader dell'Anief - la dice lunga su quanto possa essere stato sconveniente sottoscrivere l'accordo del 20 aprile scorso. L'Aran sa bene che di indennità di vacanza contrattuale il personale avrebbe dovuto ricevere almeno il 4%. Anche il gap sullo stipendio tabellare grida vendetta: tra il 2010 e il 2016 il personale della scuola si è visto sottratto 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. A questo punto, considerando la presa in giro cui il personale è stato sottoposto, con gli aumenti "mancia" che arriveranno nei prossimi 50 giorni, secondo noi è lampante che per avere giustizia non rimane che attivare la battaglia nei tribunali". Il sindacato quindi annuncia ricorsi per far attribuire ai lavoratori il conferimento dell'indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018 e recuperare cifre più alte di quelle accordate. Secondo il contratto firmato nelle settimane scorse all'Aran, gli aumenti medi lordi saranno pari a 96 euro, che differiranno ovviamente a seconda delle qualifiche e delle fasce di anzianità (gli aumenti vanno da 80,40 euro a 110). Gli arretrati arriveranno entro maggio; da giugno gli aumenti. "Gli aumenti sono stati stabiliti nel contratto - afferma Pino Turi, della Uil Scuola - non c'e' nulla da inventare. E' finita la campagna elettorale, le Rsu sono state elette e ora i toni si possono abbassare: basta andare a vedere il contratto e le tabelle allegate. Basta con la demagogia e con i denigratori". Saranno da trovare, invece, le risorse per confermare la perequazione stipendiale introdotta con il recente contratto nazionale: per una parte del personale della scuola, infatti, una quota dell'aumento stipendiale è garantita solamente fino a dicembre del 2018. Secondo alcune stime serviranno 7-800 milioni di euro che il nuovo governo dovrà prevedere nella prossima legge legge di stabilità. (ANSA).