"L'Oms ratifica quello che lo Stato continua a negare: il burnout entra nell'elenco dei disturbi medici. Ora il Mef apra un'inchiesta e risponda a quanto chiesto da Anief e Udir sui casi accertati rispetto al personale della scuola italiana. Servono studi accurati per attivare tutte quelle misure preventive per evitare e contenere il fenomeno e una normativa che ne riconosca l'esistenza nel lavoro degli insegnanti e l'esigenza di finestre specifiche per le pensioni". A dirlo il presidente dell'Anief e Udir, Marcello Pacifico.
L'Organizzazione mondiale della sanità, spiega, "colloca il burnout nel suo grande elenco dei disturbi medici, aggiornato di anno in anno: è una sindrome che porta a stress cronico impossibile da curare con successo". "Invece, in Italia si continua ad operare - avverte - per fare finta di nulla: basta dire che i medici delle commissioni mediche di verifica quasi sempre ignorano le patologie professionali dei docenti, finendo per riammettere in servizio prof con pesanti diagnosi psichiatriche. A denunciarlo è stato anche il dottore Vittorio Lodolo D'Oria, tra i massimi esperti nazionali della patologia tra gli insegnanti ed in generale sullo stress da lavoro".
Secondo gli esperti mondiali in fatto di salute, lo stress da lavoro non è una vera e propria malattia, ma un "problema associato alla professione" caratterizzato da evidenti sintomi: "spossatezza sul luogo di lavoro", "cinismo, isolamento o in generale sentimenti negativi" ed "efficacia professionale ridotta".
La conclusione dell'Oms è però l'aspetto più importante dell'importante catalogazione del burnout: stiamo parlando, sostiene l'Organizzazione mondiale della sanità, di una "sindrome che porta a stress cronico impossibile da curare con successo", che in questo modo conferma la decisione dell'agenzia speciale dell'Onu per la salute di fornire precise direttive ai medici per diagnosticarlo.
"Il problema - sottolinea - è che ci sono ancora dei Paesi, come l'Italia, che si professano moderni ma poi non fanno nulla per andare a rimuovere il motivo principale che, soprattutto in determinati ambienti di lavoro, è alla base di un numero crescente di patologie, quale è appunto il burnout. Tra le professioni più coinvolte in questo processo stressogeno, che se protratto per anni e anni favorisce l'insorgenza di malattie professionali anche invalidanti, risultano tutte quelle che hanno a che fare con persone in situazioni di disagio, in difficoltà e in crescita: quindi, necessariamente, anche l'insegnamento".
Secondo Marcello Pacifico, "non si può perdere altro tempo: occorre procedere a un immediato adeguamento, anche attraverso una formazione apposita, delle commissioni e dei centri medici pubblici di competenza perché si adeguino alla consistenza e gravità delle patologie mentali".
Inoltre, "il personale della scuola, ad iniziare dai docenti, va mandato in pensione - sostiene - così come avviene nei Paesi europei, ovvero a 63 anni, non legando più l'uscita dal lavoro all'aspettativa di vita, ma collocando la professione docente tra quelle di tipo gravoso". "Infine, bisogna permettere a tutti gli insegnanti che non ce la fanno più a gestire la classe con serenità, di passare a un ruolo formativo alternativo, magari affiancandoli ai colleghi neo-assunti o bisognosi di specializzarsi o abilitarsi in altri insegnamenti", conclude. (Lab/Adnkronos)