"Molti dirigenti pensano che la sospensione delle attività didattiche in presenza, per l'emergenza sanitaria in atto, renda necessario adottare delibere che permettano alle attività svolte a distanza di proseguire anche durante il periodo di interruzione pasquale. In alcuni casi chiedendo ai docenti di proseguire anche nei giorni che sarebbero stati di pausa, in altri addirittura proponendo modifiche ai calendari scolastici"
Lo scrive il sindacato Anief per il quale si tratta di un errore. "Innanzitutto - evidenzia Marco Giordano, membro della segreteria generale Anief - è sbagliato sotto il profilo procedurale e di competenza, visto che la redazione dei calendari scolastici è di pertinenza delle regioni mentre alle scuole compete, nella loro autonomia, solo la possibilità di adattarlo alle specifiche esigenze. Tuttavia, tali adattamenti devono comunque essere stabiliti ai fini dello svolgimento di almeno 200 giorni di lezioni e tenendo conto di eventi non previsti che comportino la sospensione del servizio scolastico, che, se dovuti a causa di forza maggiore, non danno però luogo ad alcun recupero. Se consideriamo che, nel caso presente, ci troviamo esattamente innanzi a una situazione di forza maggiore, che esclude le esigenze di recupero, comprendiamo che gli adattamenti di cui parliamo non sono assolutamente necessari. Va, inoltre, evidenziato - conclude Giordano - che qualsiasi modifica al calendario debba prima passare dal collegio docenti, tenuto a esprimersi in merito, e solo successivamente in Consiglio di istituto". Ma il vero errore, per ANIEF, è sotto il profilo dell'opportunità: "privare docenti e studenti dello stacco pasquale dalle attività di didattica a distanza, in una situazione di grande stress emotivo come quella attuale, rischia di essere controproducente". (ANSA).