''Bene ha fatto il governo a implementare le risorse per scuola e ricerca così come è positiva la maggiore attenzione che sembrerebbe essere arrivata per questi settori, tanto da incrementare i finanziamenti. È bene però che si stabiliscano da subito gli obiettivi da raggiungere, scongiurando il rischio di disperdere i fondi Ue: il fine ultimo deve essere quello di elevare la cultura dei nostri giovani e della popolazione, annullando quell'odioso gap formativo che oggi la caratterizza, che ha le basi nel digital divide e che trova purtroppo la massima espressione nell'abbandono scolastico precoce. Per questo occorre ricostruire 15 mila plessi scolastici spazzati via in Italia nell'ultimo decennio da assurde politiche di spending review fatte sulla pelle della popolazione". Così, in una nota, il presidente di Anief, Marcello Pacifico, sul Recovery plan del governo.
"Così come occorre potenziare -continua Pacifico- la fascia 0-6 anni, riattivare quelle 4 mila scuole autonome, con i loro dirigenti e Dsga, cancellate per andare a creare mega istituti da migliaia di iscritti. Ma è tutto il dimensionamento, che ha portato via pure 200 mila docenti, le compresenze, gli specialisti nel primo ciclo, 50 mila posti di Ata, a dovere essere riattivati. Fatto questo, si dovrà anche agire, oltre che su edilizia e digitalizzazione scolastica, sull'adeguamento degli organici, compresi i 75 mila docenti-Ata Covid, da comporre in base alle esigenze dei territori e non più solo considerando le iscrizioni".
"C'è poi da affrontare -conclude- l'emergenza delle classi pollaio: da settembre non si potranno più avere classi da 30 e più alunni, ma massimo 15-18. Contemporaneamente, si dovrà anche agire su precari, stipendi e carriera del personale, che continua a non avere opportunità di crescita e a percepire tra gli stipendi più bassi d'Europa. Infine, occorre rivedere la partita del reclutamento e della mobilità dei lavoratori della scuola, anche queste da adeguare''.