"Portare altri miliardi sul capitolo degli armamenti militari nazionali sarebbe un segnale pessimo: i 2 punti maggiori di spesa rispetto al Pil dovrebbero piuttosto andare ad Istruzione e Ricerca, ai quali si continua invece a togliere. L'investimento del Pnrr, infatti, va sostenuto con ulteriori investimenti pubblici da attuare a regime: occorrono investimenti importante per infrastrutture, digitalizzazione, organici maggiorati, stabilizzazione dei precari e più tempo scuola, da svolgere da mattina a sera". E' quanto annuncia una nota dell'Anief.
"L'obiettivo - dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - è fare crescere gli organici del personale, il tempo scuola, le immissioni in ruolo dei precari con almeno 36 mesi svolti, l'attivazione dei profili dei coordinatori Ata, il ritorno alla didattica tenuta da docenti in compresenza in tutti i cicli scolastici e di docenti specializzati alla primaria, lo stop alle classi pollaio, arrivate proprio con l'innalzamento del numero di alunni per classe e la soppressione di 4mila scuole voluta dalla Legge 133/08. Sono tutte operazioni propedeutiche all'elevazione del sistema scolastico, fatto oggi di competenze in calo, anche in campo digitale, e da un percentuale sempre troppo alta di dispersione scolastica'', spiega ancora
"Anche i numeri sono impietosi: la spesa per l'istruzione in Italia si conferma tra le più basse nell'Unione europea, soprattutto dopo che è diminuita complessivamente del 7 % nel periodo 2010-2018: dall'ultima rilevazione nazionale risulta che la spesa pubblica resta ben al di sotto della media Ue, sia in percentuale del Pil (il 4 % contro il 4,6%) sia in percentuale della spesa pubblica totale, che all'8,2%, è la più bassa dell'Ue (9,9%). Addirittura per le scuole superiori in dieci anni l'impegno finanziario dell'Italia si è ridotto di quasi il 20%", conclude il sindacato della scuola.