Gli studenti si riducono di numero, ma uno su tre comunque non arriva al diploma. È questo il messaggio che arriva dei "principali dati della scuola sull'avvio dell'anno scolastico 2022/2023", pubblicati in queste ore dal ministero dell'Istruzione: in tre lustri - osserva il sindacato Anief - abbiamo uno studente su dieci in meno, avendo perso 800mila alunni, soprattutto nel primo grado di scuola, con il 15% che abbandona tra i 14 e i 18 anni. E questo avviene malgrado sulla carta dovremmo avere dei giovani più inclini allo studio: uno studente su due nella secondaria è infatti iscritto nei licei (1,3 milioni), contro il 35 % nei tecnici (800mila) e il 15% nei professionali (400mila). Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, "assistiamo sempre più al diritto allo studio compromesso. Dal primo al quinto anno delle superiori si perde uno studente su cinque, mentre ad uno studente su tre dalla primaria alla secondaria non è più riconosciuto l'insegnante di sostegno. Cala anche di 15 mila unità il numero delle classi, a dispetto di una politica che soltanto di recente ha stanziato un organico aggiuntivo di 8 mila insegnanti alle scuole autonome per rispondere alle difficoltà territoriali riscontrate". "La verità - continua Pacifico - è che senza lotta alla denatalità, alla precarietà, alla dispersione, senza una revisione ragionata degli organici docenti, che diminuisca il rapporto alunni-insegnanti e riconosca il falso organico di fatto allungando l'obbligo scolastico, il diritto allo studio sarà sempre più negato a migliaia di studenti. Da qui le proposte del sindacato alla politica illustrate nel Manifesto realizzato da Anief in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Mai come oggi occorre un Governo che metta la scuola al centro del Paese: il prossimo ministro dell'istruzione - conclude il sindacalista autonomo - dovrà lottare contro precarietà e diseguaglianze, per il diritto allo studio, l'inclusione, la famiglia e per valorizzare le professionalità della scuola". (ANSA).