"Sulla possibilità che il nuovo governi introduca ‘Opzione uomo’ come risposta al pre-pensionamento tra i dipendenti che hanno lavorato una vita e non possono lasciare il servizio alle soglie dei 70 anni, Anief chiede rispetto per i lavoratori della scuola: svolgono una professione logorante, dovrebbero avere tutti la deroga come le forze armate". A dirlo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
"La verità - spiega - è che chi ha tra i 35 anni e i 38 anni di contributi deve andare in pensione senza penalità: è una vera ingiustizia lasciare il lavoro vedendosi applicata una riduzione fino a 600 euro rispetto all’assegno che si prenderebbe a 67 anni”.
Secondo Anief, il lavoro a scuola, senza distinzione di ruoli o di cicli, va collocato nella lista di quelli più esposti al burnout, che dal 2019 l’Ordine mondiale della sanità riconosce come sindrome e il cui significato, 'bruciato' o 'esaurito', sta ad indicare una sindrome da esaurimento emotivo che può rivelarsi patologico, alla cui base c’è proprio lo stress da lavoro. Lo scorso anni, la Commissione Lavori gravosi ha collocato stabilmente quella svolta dalle maestre della scuola primaria, dopo averlo fatto in passato per quelle dell’Infanzia, tra le professioni più logoranti e che quindi possono comportare un anticipo pensionistico a 63 anni di età, se in possesso di almeno 36 anni di contributi, senza particolari penalizzazioni.
Venerdì prossimo, 21 ottobre, sarà l’ultimo giorno per insegnanti, amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici e tutti gli altri profili Ata per chiedere di uscire anticipatamente rispetto ai 67 anni di età previsti dalla riforma Monti-Fornero. Anief, in convenzione con Cedan, conferma anche per quest’anno l’assistenza e il supporto specializzato per l’invio delle domande di pensionamento: è possibile contattare via web la sede Anief più vicina.Anief chiede, quindi, "una 'finestra' ad hoc, assieme anche alla conversione gratuita in contributi della formazione universitaria, come pure rivendicato più volte di recente dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico". Per il sindacato basterebbe adottare gli stessi parametri di accesso alla pensione previsti per i lavoratori delle forze armate, permettendo al personale della scuola, uomini compresi, di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Anche l’allargamento dell’Ape Sociale a tutti i dipendenti della scuola - spiega ancora Pacifico - potrebbe essere un passo importante e comunque non si tratterebbe di nessuna concessione, visto l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a burnout e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, invece previsto per altre professioni anche del comparto pubblico. Occorre quindi una deroga vera: ‘Opzione donna’ ed ora anche ‘uomo’ comporta un prezzo da pagare a dir poco ingiusto".
Tuttoscuola ricorda che “nel 2015, la presidentessa dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), nel rilevare come il profilo psicologico del copilota che provocò lo schianto dell’aereo della Germanwings che ha trascinato alla morte 149 persone presentasse probabilmente segnali riconducibili a tale stato mentale, ha dichiarato che le categorie maggiormente a rischio per la sindrome del burnout sono quelle dei piloti, ma anche dei medici e degli insegnanti”.A questo proposito, continua la rivista, Vittorio Lodolo D’Oria, medico e autore di molti studi sul burnout nella scuola, dice che “ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è un’altissima percentuale di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie". "E - sottolinea - anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità”.