"E' infatti in media pari a 30 mila euro il costo di un ricorso perso dallo Stato dinanzi al Tribunale del Lavoro"
“Con mezzo milione di docenti precari che hanno svolto oltre tre anni di servizio svolti, ci permettiamo il lusso di assumerne pochissimi e di arrivare a sottoscrivere in due mesi quasi 220mila contratti annuali, in violazione della Direttiva UE 70/99, come accaduto all’inizio del corrente anno scolastico, con la maggior parte dei contratti a termine stipulati per coprire un posto vacante, la metà dei quali pure di sostegno in deroga a personale privo del titolo di specializzazione”. È amareggiato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel commentare il resoconto sulle supplenze 2022-23. I numeri sugli insegnanti precari parlano chiaro: 16.169 sono quelli ancora presenti nelle storiche GAE; 122.520 è la quantità di precari inseriti in prima fascia GPS; infine, sono 360.999 i candidati inseriti nella seconda fascia delle GPS, le Graduatorie provinciali per le supplenze, che hanno insegnato per più di tre anni negli ultimi undici e che quindi avrebbero pieno titolo ad essere immessi in ruolo. In totale siamo oltre i 500 mila precari accertati: un dramma sempre più grande, che non si vuole cancellare.
Il giovane sindacato rammenta che grazie ai ricorsi promossi e vinti da ufficio legale Anief, secondo la Cassazione italiana, a seguito della pronuncia della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea, se supplenti annuali o al termine delle attività didattica ma senza titolare, i precari hanno diritto ad un risarcimento per l'abuso dei contratti a termine pari mediamente a uno stipendio in più per ogni anno di supplenza fino a un massimo di 12 mensilità. I legali Anief, coordinati da Walter Miceli e Fabio Ganci, oltre a ottenere la condanna alle spese ottengono per i ricorrenti anche il pagamento degli scatti di anzianità, le mensilità estive (luglio e agosto) non retribuite, il pagamento delle ferie non godute e della Carta del docente da 500 euro riservata dalla Buona Scuola solo a chi è di ruolo. Per non parlare di Rpd e Cia recuperati per i supplenti brevi e saltuari che fanno ricorso. All’erario tutto, peraltro, questo alla resa dei conti quindi nemmeno conviene: è infatti in media pari a 30 mila euro il costo di un ricorso perso dallo Stato dinanzi al Tribunale del Lavoro.
“Se tutti i 500 mila precari dovessero decidere di presentare ricorso per recuperare ognuno in media 30 mila euro di risarcimento – commenta ancora il presidente Anief Marcello Pacifico – lo Stato probabilmente si deciderebbe a cambiare registro e a dare seguito alle indicazioni dell’UE, che da oltre vent’anni chiede di non fare i contratti a tempo determinato dopo tre annualità di supplenze, oltre che della Corte di Giustizia europea che nel 2014 si è espressa in modo netto per tutti i precari della PA: sarebbe quindi di 14 miliardi il costo per lo Stato, a fronte di appena 600 milioni per stabilizzarli attraverso un emendamento che Anief ha presentato in questi giorni per rivedere la fase transitoria di reclutamento del PNRR. Le adesioni ai nostri ricorsi, a partire dal risarcimento per mancata immissione in ruolo dopo tre anni di supplenze, sono sempre aperte”, conclude il sindacalista autonomo.