Il presidente Pacifico, allo Stato costerà caro, la palla passa ora ai tribunali perché la soluzione è incostituzionale. Vertenze in arrivo anche per le altre stabilizzazioni.
"Costerà cara allo Stato l’imprevista retromarcia del ministero dell’Istruzione sulla validità dei titoli conseguiti all’estero, oltre che sulle assunzioni degli altri precari: migliaia di precari respinti non rimarranno a guardare e aumenteranno le vertenze contro l’abuso dei contratti a termine. Si prevedono non meno di 10 milioni di risarcimento l’anno". A dirlo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il giorno dopo l’incontro con il ministero dell’Istruzione e del Merito.
"Durante l'incontro - sottolinea - sui precari della scuola sono state cambiate le 'carte in tavola' predisposti solo la settimana scorsa: per il riconoscimento del titolo estero, l’amministrazione ha dichiarato di non voler più intervenire sull’ordinanza ministeriale 112/2022 per le gps, graduatorie provinciali per supplenze, ritenuta misura non sufficiente, ma di avere allo studio una modifica da proporre a livello normativo. Si vuole, ora, il collocamento in coda degli abilitati estero in attesa di riconoscimento, così da permettere loro la stipula dei contratti a tempo determinato, senza però alcuna possibilità di stabilizzazione: chi otterrà il riconoscimento del titolo potrà partecipare con priorità alla procedura di stabilizzazione dell’anno scolastico successivo".
"Nei fatti - commenta il sindacalista - in soli sette giorni il Ministero ha cambiato tutto: i docenti che hanno preso i titoli estero tornano indietro, niente più doppio canale di reclutamento, concorso straordinario-ter per soli 24 mila posti. A questo punto, per noi è inevitabile che la ‘palla’ passi nei tribunali. Il Ministero ha abbandonato le assunzioni da gps perché adesso non verrebbero conteggiate dall’Unione europea nelle 70 mila richieste. Però nel frattempo i precari della scuola aumentano, con un incremento pauroso, del 220% dal 2015. Invece, sui titoli presi all’estero si vogliono formare nuove code della vergogna, peraltro già dichiarate incostituzionali: è una soluzione che scontenta tutti, tranne gli altri sindacati che rinunciano, in cambio di questa retromarcia, al doppio canale".