I dipendenti pubblici si riducono di numero: la tendenza è stata registrata dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha sottolineato la perdita di 40.000 dipendenti nei ministeri e oltre 60.000 nei Comuni. Contrariamente alla credenza popolare, sottolinea oggila stampa specialistica, ci sono più impiegati al Nord che al Sud. Nei comuni del Settentrione, lavorano 5,83 persone ogni mille abitanti, rispetto alle 5,34 del Mezzogiorno. L’unico settore che ha visto una crescita delle assunzioni è quello scolastico, dove il personale è aumentato da poco più di un milione a quasi 1,2 milioni di dipendenti.
“Non c’è nulla da meravigliarsi sull’aumento di assunzioni nella scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché è il settore che raccoglie maggiori presenze nella PA, oltre un terzo, ma soprattutto perché è legato alla copertura di un servizio pubblico la cui qualità è direttamente proporzionale all’impiego di risorse umane impiegate. Il problema è che circa un quarto delle assunzioni fatte nel settore scolastico continuano ad essere a tempo determinato: è questa la vera anomalia, non la quantità di contratti sottoscritti. Il problema del precariato record è che si è investito tutto nei concorsi, che si sono rivelati fallimentari. Un altro errore è stato quello di avere eluso le indicazioni di più organismi sovranazionali che impongono le immissioni in ruolo automatiche dopo 36 mesi di servizio con titoli e quindi l’attuazione del doppio canale di reclutamento, con utilizzo a piene mani delle graduatorie Gps. Di questo passo – conclude Pacifico – andrà sempre peggio, con 250 mila precari fissi l’anno”.