"Il mantenimento dell'obbligo vaccinale è una precauzione che va oltre le necessità e continua a discriminare oltremodo del personale, come quello scolastico, che da quattro mesi è stato sospeso e non percepisce lo stipendio. Con il 31 marzo finisce lo stato di emergenza sanitaria? Bene, non possiamo che ringraziare tutto il personale medico, ma è bene anche che dal 1° si torni alla normalità, senza più obblighi e restrizioni a partire da quello della vaccinazione": lo dice Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato della scuola Anief. Il sindacato ha denunciato al Tar l'illegittimità dell'uso della certificazione "verde" per accedere sul luogo di lavoro per difendere i dipendenti non vaccinati del comparto istruzione e ricerca, insieme a Udir per la dirigenza scolastica.
"Con la fine dello stato emergenziale deve finire anche la sospensione dal servizio del personale scolastico non vaccinato": a chiederlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, che si è rivolto al Tar contro l'obbligo vaccinale per tali lavoratori. "Finalmente - dice il sindacalista - il Governo ha capito che bisogna ritornare alla normalità: anche i dati sui casi di positività al Covid19 ci confortano. A questo punto, però è importante anche far rientrare sul posto di lavoro quei 10.000 dipendenti, tra insegnanti e amministrativi, sospesi dal servizio da 4 mesi e privati anche dello stipendio pur avendo servito nel primo anno della pandemia in maniera silente lo Stato". Il giovane sindacato ricorda che il Tar Lombardia ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sul ricorso prodotto da uno psicologo e pure la sezione V del Tar Lazio ha disposto il pagamento della metà della retribuzione di alcune guardie penitenziarie annullando la sospensione dal servizio dei militari. Anche il Tar del Veneto si è espresso contro l'obbligo vaccinale per accedere al lavoro: il Tribunale regionale ha disposto, infatti, il reintegro dello stipendio al personale (dipendenti di polizia) che rimane sospeso in attesa della Camera di Consiglio, nel rispetto dell'articolo 1 e degli articoli 35 e 36 della Costituzione. La decisione nella regione segue quella del Tribunale di Padova che ha sollevato questione di legittimità comunitaria in Corte di giustizia europea lo scorso dicembre, che si era pronunciato sul ricorso presentato da un'infermiera, mentre il prossimo 16 marzo toccherà al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia decidere se sollevare una nuova questione di legittimità costituzionale in merito all'articolo 32 a proposito di un tirocinante specializzando medico.