Per il sindacato Anief, quella che si sta prospettando nella scuola è una gestione del Covid impossibile da realizzare. ''Prima di tutto, in caso di positivi in classe -dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief- c'è il rischio concreto di negare il diritto allo studio a una parte degli alunni, discriminando i non vaccinati che in diversi casi non hanno potuto o voluto vaccinarsi, per mille motivi. Come si fa a dire a dei bambini o a dei ragazzi di rimanere a casa, spiegando loro che in questo modo si può assicurare a tutti gli altri le lezioni in presenza? Sarebbe da pazzi oltre che altamente diseducativo. Nelle aule si abbattono e non si costruiscono muri'', ribadisce il sindacalista. ''Immaginare l'insegnante in classe con la maggior parte degli alunni a seguire da casa, o anche soltanto pochi, oltre a essere aberrante è improponibile dal punto di vista didattico: non è praticabile e genera diseguaglianze piuttosto che rimuoverle'', incalza Pacifico.
Non se ne parla, perché non si deve recuperare niente visto che per legge la dad è didattica a tutti gli effetti: bisogna invece tornare in classe dal 7 gennaio con la didattica a distanza e recuperare nel frattempo nuovi spazi per accogliere gli alunni invece oggi ammassati in aule da 30-35 metri quadrati". Così Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta l'ipotesi di un possibile slittamento del rientro in classe con possibile recupero a giugno e aggiunge: "Inoltre, il Governo deve necessariamente integrare gli organici del personale e provvedere con nuove assunzioni utilizzando il doppio canale di reclutamento"