Presentanti alla VII Commissione del Senato due emendamenti al dl n. 1260: attraverso la compresenza di un anno dei maestri dell'infanzia con quelli della scuola primaria e una rinnovata programmazione e organizzazione degli spazi d'aula, si risponderebbe alle richieste crescenti, già in tenerissima età, di orientarsi, imparare e apprendere nell'era del web. Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: molti pedagogisti ed esperti di formazione sono con noi. Bisogna adeguarsi ai tempi, anche estendendo l'obbligo formativo fino ai 18 anni e introducendo una seria riforma della scuola/lavoro.
Anticipare l'obbligo scolastico a 5 anni, introducendo una classe 'ponte' che preveda la compresenza dei maestri dell'infanzia con quelli della scuola primaria, all'interno di una rinnovata programmazione e organizzazione degli spazi d'aula. A chiederlo, in audizione presso la VII Commissione permanente del Senato (Istruzione pubblica e Beni culturali)' è stata oggi l'Anief, Nella proposta, l'associazione sindacale ha spiegato che è giunto il momento di "valorizzare l'esperienza educativa dei bambini di cinque anni collocandola in continuità con l'apprendimento del percorso di formazione successivo": nell'era della tecnologia ‘spinta', infatti, i bambini già in tenerissima età "sono immersi nella Rete" ed occorre adeguarsi alle loro richieste "di orientarsi, imparare e apprendere".
Per rendere esecutivo questo progetto, caldeggiato di recente anche dal ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, il sindacato ha calcolato che non si attuerebbe alcun taglio agli organici. Anzi, il Governo dovrebbe prevedere un incremento di un sesto dell'attuale stanziamento per le scuole dell'infanzia, che oggi 'coprono' solo il 70% della popolazione di alunni frequentanti in quella fascia di età (il 30% rimanente si rivolge agli istituti paritari).
Anief ha spiegato ai senatori che l'anticipo del "diritto-dovere all'istruzione e alla formazione" a cinque anni sarebbe il primo tassello di una riforma del percorso scolastico finalizzata a portare i nostri giovani ad uscire dalla scuola con un anno di anticipo. Ma con la differenza, rispetto ad oggi, di spostare l'obbligo formativo da 16 a 18 anni. Si tratterebbe, del resto, solo di ripristinare l'obbligo formativo già previsto dalla Legge 144/1999, poi ridotto a 16 anni, puntando nel contempo su una seria riforma dell'apprendistato per contrastare il crescente fenomeno dei Neet: un “esercito” che si allarga di mese in mese, con oltre 2 milioni 250 mila giovani che oggi non studiano e non lavorano (il 24%).
La primaria e la secondaria di primo grado manterrebbero l'attuale assetto. Mentre alle superiori si introdurrebbe, dopo l'anno di orientamento tra i 15 e i 16 anni, un biennio finale "professionalizzante scuola/lavoro organizzato e gestito dal sistema scolastico in collaborazione con l'imprenditoria e con la formazione regionale".
"Diversi pedagogisti ed esperti di formazione, come Giorgio Israel e Clotilde Pontecorvo - ha detto nel corso dell'audizione Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si sono detti favorevoli all'inserimento dei bambini nella scuola primaria a cinque anni. È opinione prevalente, infatti, che una scuola dell'infanzia 'di qualità' può suscitare nei bambini di quell'età la curiosità del sapere attraverso il fare, riscoprendo il sempre attuale 'learning by doing'. Sostenere il contrario significa non volersi adeguare ai tempi".
Anief ha quindi presentato alla VII Commissione permanente del Senato due emendamenti, proprio per favorire l'anticipo scolastico a 5 anni, al disegno di legge n. 1260, relatore alla Commissione sen. Francesca Puglisi (PD), recante "Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni e del diritto delle bambine e dei bambini alle pari opportunità di apprendimento".