Prima il sospetto di essere drogati, poi l’accusa di inculcare valori immorali e illegali. Dopo il clamore della sentenza della Corte costituzionale che ha fatto tremare il mille-proroghe, il rifiuto della sperimentazione e dell’apertura delle scuole per i 150 anni dell’unità d’Italia, nuovi attacchi ai docenti.
Anief, pur comprendendo le preoccupazioni di chi aveva costruito attorno all’operato del ministro Gelmini il successo dell’azione di Governo e ora si ritrova, imbarazzato, di fronte alle pronunce negative della magistratura anche sulla scuola, invita i rappresentanti delle istituzioni a una maggiore sobrietà e a una pacata riflessione sulle tematiche che riguardano la categoria del corpo insegnante. Tutti i cittadini non dovrebbero drogarsi, tanto meno chi ricopre cariche pubbliche o emani norme che hanno valore di legge (test anche per i parlamentari, allora?), tutti i cittadini dovrebbero vivere all’insegna di un’etica che rispecchia i diritti e le libertà tutelate dalla nostra carta costituzionale (altrimenti perché insegnare cittadinanza e costituzione?).
Sarebbe meglio, invece, discutere come valorizzare e non mortificare una professionalità che, ancora, pur nell’alto indice di precarietà del personale interessato (15% del totale), garantisce il regolare funzionamento della scuola pubblica, preferita da 5.000.000 di famiglie italiane, senza per questo scomodare i diversi diplomifici di una certa cattiva scuola privata (altro che merito …).