Mantenuto anche il progetto sugli aumenti da legare al merito e riservandoli solo al 66 per cento del personale. Ciò malgrado la proposta fosse stata sonoramente “bocciata da tutto il mondo della scuola, perché iniqua e mortificante per la professione docente”. Di fronte alla volontà di procedere rapidi su stato giuridico e merito, c’è bisogno di un nuovo sindacato, forte, che sia anche rappresentativo e portavoce delle istanze del personale della scuola, da valorizzare e non più da mortificare.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir):occorre adeguare le buste paga al costo dell’inflazione. Il blocco stipendiale deciso nel periodo 2008 - 2018 ha comportato una perdita media a dipendente di 10mila euro: il Governo lo sa bene che dovrebbe assegnarli. È ora di voltare pagina.
Il Governo vuole mantenere degli scatti stipendiali, riducendoli però dell’80 per cento. La revisione contrattuale, come riporta la rivista specializzata “Orizzonte Scuola”, prevede anche che non decada l'aliquota del 66% di docenti premiati e del 34% di "immeritevoli per decreto", con gli aumenti di stipendio di quasi un milione di dipendenti che deriveranno principalmente dalla capacità dei docenti di aver “cumulato crediti didattici, formativi e legati agli incarichi”. E tutto questo avverrà, riporta sempre la stampa specializzata, malgrado la proposta fosse stata sonoramente “bocciata da tutto il mondo della scuola, perché iniqua e mortificante per la professione docente”.
Anief ritiene questo progetto irricevibile. Il Governo sta tentando di intervenire su temi determinanti per il lavoratori, come il merito e gli stipendi, ma anche su stato giuridico, supplenze, carriera e mobilità (con conseguenze su pensioni e tfr), senza aver svolto una seria consultazione ed un confronto diretto con quel milione di professionisti che da diversi anni hanno la busta paga più povera dell’inflazione, il contratto bloccato, le alte professionalità svilite (si pensi ai vicari non più pagati e cancellati).
Il disegno governativo, purtroppo, non è un novità, perché gli scatti di anzianità hanno cominciato a vacillare già con il decreto legislativo ‘brunettiano’ 150/09, approvato anche grazie ad un sino ad allora impensabile accordo sindacale. E le prospettive sono davvero grigie, perché si va verso un forma di carriera aleatoria, visto che il famoso “scatto di competenza” per il 66% del personale potrà essere revocato dopo un triennio e perché il raro “salario accessorio” per pochissimi eletti non troverà più la copertura di quel fondo d’istituto ormai più che dimezzato rispetto al 2011.
“Non possiamo accettare questa prospettiva – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché, per come si sono messe le cose, il merito di un lavoratore della scuola deve essere misurato prima di tutto al costo dell’inflazione. Il blocco stipendiale deciso nel periodo 2008 - 2018 ha comportato una perdita media a dipendente di 10mila euro: il Governo lo sa bene che dovrebbe assegnarli. E si tratta di un rimborso nemmeno equo, poiché calcolato su un adeguamento di stipendi al minimo sindacale. Se si prendesse come riferimento il comparto privato, dove l’adeguamento all’inflazione è stato più che sufficientemente adeguato, il debito contratto dallo Stato nei confronti di docenti e Ata della scuola sarebbe ancora più alto”.
“Senza dimenticare – continua il sindacalista Anief-Confedir – che in barba alla sentenza della Corte di Giustizia europea di fine novembre, che ha condannato le forme di discriminazione tra i dipendenti di ruolo e non di ruolo, in Italia si continuano a vessare i lavoratori precari, negando loro gli scatti automatici. E che dire di quelli neo-immessi in ruolo, che devono attendere un decennio per vedersi assegnare un aumento stipendiale? È evidente – conclude Pacifico - che quella norma del contratto collettivo nazionale del 24 agosto 2011, che ha fatto sparire il primo gradone stipendiale di carriera, va quanto prima cancellata”.
Per questi motivi, di fronte alla volontà di procedere rapidi su stato giuridico e merito, c’è bisogno di un nuovo sindacato, forte, che sia anche rappresentativo e portavoce delle istanze del personale della scuola, da valorizzare e non più da mortificare: a tal fine l’Anief ha lanciato l’hashtag #iocambiolascuolaed è ripartito, dopo la sosta natalizia, con i seminari di formazione sulla legislazione scolastica per dibattere sulla riforma. Il presidente Pacifico, impegnato come relatore, visiterà più di 30 città già a partire dal mese di gennaio: questa settimana assemblee a Milano(8 gennaio), Verbania(9 gennaio), Veronae Trento(10 gennaio). Il 21 gennaio, invece, il presidente Anief sarà a Torino.
Le elezioni RSU del 2015 saranno decisive per la categoria. L’attuale meccanismo prevede che per raggiungere la soglia di rappresentatività bisogna raggiungere il 5% come media tra dato elettorale e associativo. L’Anief è il primo dei sindacati non rappresentativi per numero di deleghe, ormai superiore a 15.000 unità, il 3% della categoria. Questo vuol dire che per vincere deve ottenere almeno il 7% dei voti, ovvero deve presentare in media una lista ogni due scuole.
Per presentare la lista è necessario avere un candidato precario o di ruolo della scuola, anche non iscritto al sindacato, così da permettere a tutto il personale di votare la lista Anief#iocambiolascuola non è soltanto un hashtag ma un impegno preso da tutta la dirigenza Anief. Chi è interessato può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.o compila direttamente il form sul sito internet dell’Anief. È possibile presentare le liste entro il 6 febbraio. Si voterà, invece, la prima settimana di marzo.
Per approfondimenti:
Scuola, Scontro sulla lista dei precari da assumere (La Repubblica, 6 gennaio 2015)