Le ultime dichiarazioni rese dal ministro dimostrano non soltanto ignoranza ma incompetenza sul dicastero che dovrebbe reggere.
Un professore universitario chiamato a quelle responsabilità dovrebbe sapere che il tema del lavoro è legato alla storia dell'uomo fin dalla sua comparsa, strettamente legato al rapporto con la divinità. La fatica di Adamo ed Eva, cacciati dall'Eden, si lega all'espiazione dei monaci benedettini nella vita giornaliera dell'ora et labora, nell'ultimo impero millenario che ha visto la venuta del Cristo. Nel XIII secolo, il lavoro cambia natura, da elemento mortificante diventa elemento edificante nella ricerca di contribuire al progetto divino di realizzazione di un regno di pace e di giustizia. Bisogna collaborare con Dio al punto che per Giansenio il lavoro diventa un dovere morale nella gestione della propria vita, come trasmesso nel modello anglosassone e ripreso nelle democrazie occidentali. Per questa ragione la nostra costituzione laica prevede al suo primo articolo il lavoro come elemento caratterizzante la cittadinanza. Il lavoro non si deve guadagnare, è un diritto-dovere, l'essenza stessa della nostra italianità ovvero della nostra umanità. La Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo alla ricerca e all'accesso al lavoro invece che impedirne la realizzazione. Chiunque può non condividere questa posizione ma non un rappresentante dello Stato.
Marcello Pacifico
Docente di storia medievale
Università degli studi di Palermo
Delegato Confedir MIT-Pa alle alte professionalità