Senza accordo con le parti sociali si ledono articoli 36 e 39 della Costituzione.
“Portare l’orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, in cambio di insensati giorni di ferie in più, non è un’operazione possibile. E per farlo non basta un decreto d’urgenza del Governo, ma bisogna per forza rimettere mano al contratto di lavoro di categoria. Che invece al momento rimane bloccato”. A sostenerlo è l’associazione sindacale Anief, dopo aver preso visione della bozza della Legge di Stabilità 2013: in particolare, non è ammissibile, come indicato nell’art. 3, che “a decorrere dal 10 settembre 2013, nelle sei ore eccedenti l’orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune” possa essere “utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità e per l’attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo”.
L’Anief ricorda al Governo dei tecnici che, come già previsto dall’art. 39 della Costituzione e dalle norme derivanti, la modifica dell’orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale un decreto di questa portata.
Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, cambiare ‘in corsa’ l’orario dei docenti è inoltre “in palese violazione dell’articolo 36 della Costituzione, da cui derivano i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati. Quindi, se la bozza dovesse diventare legge, determinando un’estensione temporale dell’orario a seguito della decisione unilaterale del Governo, che in tal caso rappresenta anche il ‘datore di lavoro’, è quasi inutile sottolineare che ne conseguirà un proporzionale aumento stipendiale”.
L’Anief vuole poi portare all’attenzione dell’opinione pubblica che il Governo nell’adottare questa manovra inapplicabile, sembra anche fare finta di dimenticare che la categoria degli insegnanti risulta tra le più a rischio logoramento e per questo soggetta a malattie professionali derivanti dalla sindrome da ‘burnout’. Come sembra non conoscere il dato, confermato da un recente studio Ocde, che i docenti italiani risultano tra i più poveri dell’area Ocse.
“Questa norma – conclude il presidente dell’Anief – tende quindi solo a ‘fregare’ i docenti italiani. Colpevoli di svolgere ogni giorno, oltre il proprio orario di insegnamento, una quantità industriale di ore di programmazione e correzione degli elaborati, di riunioni con colleghi e genitori, di impegni collegiali e di aggiornamento. Ma qualcuno lo ha detto tutto questo ai componenti del Governo?”.