Aumento dell’orario settimanale dei docenti da 18 a 24 ore: cresce l’insofferenza della categoria verso un provvedimento unilaterale e incostituzionale. Anief si appella ancora ai Collegi dei Docenti: inviateci le vostre mozioni contro la sua approvazione in Parlamento. Così le raccoglieremo e invieremo all’Amministrazione per rendere la protesta più viva. Il rischio che l’emendamento di abrogazione non venga approvato rimane infatti ancora in piedi, poiché vi sarebbero difficoltà nel reperire fondi alternativi.
Mentre prosegue l'iter parlamentare sulla valutazione dell'emendamento che prevede l’abrogazione della norma attraverso cui il Governo vorrebbe innalzare l’orario di insegnamento dei docenti della scuola superiore da 18 a 24 ore, assume proporzioni sempre più grandi l’insofferenza della categoria verso un provvedimento considerato a furor di popolo ingiusto, oltre che in evidente violazione della normativa vigente, ad iniziare dall’articolo 36 della Costituzione, che regola i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati.
Anief ricorda che è inconcepibile aumentare l’orario di cattedra del 25% a stipendio invariato e bloccato al netto dell’inflazione, irrecuperabile ai fini di progressione di carriera, e con una mole di lavoro che supera del 25% la media OCDE (l’insegnante italiano lavorerebbe 854 ore rispetto alle 704 dei colleghi dei Paesi economicamente più sviluppati nelle scuole medie e alle 658 nelle scuole superiori). Ciò accadrebbe, inoltre, mentre è stato accertato che lo stipendio a fine carriera rimane più basso in media di almeno 8mila euro annui. Senza dimenticare che il cambio di un aumento di ferie, prospettato dal Governo, non può essere interpretato come una monetizzazione del rapporto di lavoro ma un diritto già costituzionalmente protetto.
Questi motivi, oltre a quelli legati all’immodificabilità dell’orario di lavoro del personale della scuola, assoggettato a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle lezioni, sono in questi giorni pienamente sposati da innumerevoli Collegi dei Docenti. I quali stanno deliberando, all’unanimità o a larghissima maggioranza, una serie di mozioni che contrastano l’incauta iniziativa del Consiglio dei Ministri.
Anief comunica, a tal proposito, che stanno pervenendo nella propria sede nazionale diverse delibere espresse dagli stessi Collegi dei Docenti e che le sta raccogliendo per trasmetterle celermente all’Amministrazione. “In questo modo – spiega il presidente del giovane sindacato, Marcello Pacifico – cerchiamo di far comprendere ai vertici di chi governa la scuola italiana qual è lo stato d’animo con cui verrebbe accolto questo provvedimento unilaterale. Giunto in Parlamento, peraltro, del tutto privo di un adeguato confronto con le parti interessate. Senza dimenticare l’evidente contrasto che presenta a livello di applicazione, sia con la Costituzione che con il Contratto collettivo nazionale. Per rendere più forte la protesta, quindi, chiediamo agli istituti di continuare a inviarci le loro mozioni contro l’approvazione di un provvedimento che ad oggi rimane in piedi, visto che ancora non sarebbero state trovate le risorse finanziarie alternative”.