Nel documento "Un anno di governo" la Scuola e l’Università compaiono come settori rafforzati. Mentre anche negli ultimi 12 mesi sono stati considerati solo comparti della PA utili a fare “cassa”.
Il governo Monti si conferma sino alla fine il governo degli annunci ad effetto e vuoti di contenuti: nel documento "Un anno di governo", pubblicato da poche ore sul sito palazzo Chigi, viene fatto un lungo elenco di “azioni di sostegno alla istruzione” che tuttavia non corrisponde, nemmeno in minima parte, a quanto effettivamente realizzato. L’Anief non può tollerare che la Scuola, martoriata fino all’ultimo con ulteriori tagli al Miglioramento dell’offerta formativa, introdotti con la legge di stabilità, e l’Università, a cui sono stati sottratti altri 300 milioni di euro, vengano illustrate alla pubblica opinione come dei settori rafforzati.
La realtà è purtroppo un’altra, visto che anche nell’ultimo anno sono stati considerati unicamente dei comparti della pubblica amministrazione su cui fare cassa: come non ricordare, ad esempio, il maldestro tentativo degli ultimi mesi di portare a 24 ore settimanali l’orario dei docenti della scuola media e superiore? Oppure la balzana idea di avviare un referendum per tentare di abolire il valore legale del titolo di studio?
Decisamente nera è anche la pagina aperta dal governo Monti sul concorso a cattedra, le cui prove preselettive si sono svolte il 17 e 18 dicembre. Invece di ammettere l’inopportunità di un concorso per nuovi docenti, a fronte di decine di migliaia di abilitati e con più di 36 mesi di servizio, il ministro dell’Istruzione ha infatti voluto avviare una inutile e anacronistica procedura selettiva. Escludendone, peraltro in modo del tutto immotivato, i giovani laureati e i docenti di ruolo (che però grazie all’intervento dell’Anief hanno invece potuto partecipare).
Il governo ci dice, inoltre, che si è adoperato per “promuovere una migliore scolarità in tutta la popolazione”: ma come si può affermare questo, dal momento che proprio negli ultimi mesi si è portata a compimento la riduzione delle ore in tutti gli ordini scolastici e si è cercato in più occasioni di cancellare di un anno il percorso scolastico complessivo, proprio mentre tutti i Paesi più avanzati, su tutti Germania e Stati Uniti, puntano su un rafforzamento dell’istruzione pubblica?
E pure sull’Università lo “spartito” non cambia. Invece di incentivare il merito dei giovani emergenti, il governo ha dimenticato colpevolmente di avviare nuovi concorsi, fermi dal 2009, e di ripristinare la figura del ricercatore, al pari di quelle esistenti dedicate a professori associati e ordinari. Nulla è stato fatto per stabilizzare quelle migliaia di giovani dottori di ricerca che hanno passato questi ultimi anni tra aule e biblioteche da assegnisti di ricerca, docenti a contratto, cultori della materia. Tutte figure meritevoli e spesso artefici di pubblicazioni scientifiche di alto livello. Addirittura su quest’ultimo punto, anziché procedere nella direzione giusta, come anche indicato dall’Anvur, si è fatto in modo di far valere delle pubblicazioni universitarie davvero opinabili e di basso spessore scientifico.
“Non sono certamente questi i provvedimenti che ci aspettavamo da un governo di professori e di tecnici – commenta il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – che oltre ad aver collaborato al declino culturale e formativo in cui versa il paese, si ricorderà per non aver mai voluto avviare un reale confronto con le parti sociali e i sindacati. Nel settore dell’istruzione, quindi, l’esecutivo uscente avrebbe fatto bene a trovare altri argomenti per riassumere il proprio operato. Prendendo esempio dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel discorso di fine settennato – ha concluso Pacifico - ha insistito sulla necessità di far assumere alla scuola il ruolo di protagonista, in termini di risorse e valorizzazione delle professionalità”.