Per il sindacato quel che occorre è solo il ripristino dei principi fondamentali su educazione e lavoro. Si inizi da un maggiore tempo scuola, organici stabili e l'assunzione dei precari su tutti i posti liberi.
Per far tornare la scuola italiana su livelli accettabili non serve una nuova grande riforma. Occorre, piuttosto, ripristinare il prima possibile un orario scolastico adeguato, dando la possibilità a tutti gli alunni che lo richiedono di fruire del tempo pieno, adottare finalmente quell'organico funzionale che permetterebbe alle scuole di attuare l'autonomia scolastica, assumere tutti i precari su tutti i posti liberi. Sono questi i provvedimenti urgenti che l'Anief sottopone all'attenzione del neo ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, dopo aver colto nelle sue prime dichiarazioni ufficiali la voglia di imprimere un cambio di marcia all'istruzione italiana, rinunciando giustamente ai vuoti annunci e prestando attenzione alle "questioni aperte della macchina amministrativa, piuttosto che rispondere alle numerose richieste di interviste o di apparizione in televisione".
A tal proposito, l'Anief nell'augurare al nuovo ministro una convincente e positiva conduzione del Miur, coglie l'occasione per ricordarle che l'istruzione rappresenta il più grande investimento che un Paese moderno possa condurre: da una scuola e un'università di alto livello scaturiscono dei cittadini istruiti e competenti, utili a centrare un sicuro progresso personale e sociale. Ma per raggiungere questi obiettivi, imprescindibili, è necessario che si esca dalle logiche incentrate sui tagli ad oltranza che intravedono nella cultura e nella formazione dei settori su cui risparmiare.
Occorre sin da subito affrancarsi dalle strategie politiche che negli ultimi sei anni hanno portato alla cancellazione di 200 mila posti di lavoro e, a seguito della scellerata Legge 133 del 2008, al taglio di 8 miliardi di euro solo nel comparto dell'istruzione. Per non parlare dell'affossamento operato alle università, dove alla riduzione progressiva del fondo ordinario e delle borse di studio rivolte agli atenei, si è aggiunta l'incredibile eliminazione di una figura chiave anche ai fini del progresso scientifico e tecnologico: quella del ricercatore a tempo indeterminato.
Chiediamo quindi al ministro Carrozza di dire basta a questa politica miope, figlia di una concezione errata della Conoscenza. "Ci rendiamo conto - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - che le problematiche da affrontare per il nuovo ministro dell'Istruzione sono diversificate, intrecciate e complesse. Soprattutto perché i danni prodotti dai suoi predecessori sono molteplici. Vi sono, tuttavia, delle priorità che, anche in vista del regolare svolgimento del prossimo anno scolastico, vanno affrontate con estrema urgenza".
"Su tutte - continua Pacifico - ricordiamo al ministro che occorre riportare il tempo scuola medio quotidiano da 4 a 6 ore in ogni grado scolastico, garantendo l'orario pieno a tutte le circa 200 mila famiglie che lo hanno richiesto per la scuola primaria. A livello di personale, non è poi più procrastinabile l'avvio dell'organico funzionale, con i docenti e il personale Ata assegnati alle loro scuole per almeno tre anni. Ciò permetterebbe anche di ammortizzare gli ultimi assurdi tagli attuati su migliaia di docenti inidonei e insegnanti tecnico pratici".
Più in generale, il sindacato invita la dottoressa Maria Chiara Carrozza ad operare affinché l'istruzione recuperi il suo ruolo di luogo di promozione di valori sani e di educazione alla cittadinanza, che ci impone la Costituzione oltre che indispensabili per muoversi agevolmente nella società contemporanea. A tale scopo, le biblioteche scolastiche devono aprirsi a studenti e cittadini, in modo, anche, che l'istituzione scuola recuperi quel senso dello Stato di cui si sono perse le tracce.
Delle risposte immediate servono inoltre sul fronte del reclutamento del personale: "il ministro - continua il presidente Anief - ha giustamente già ricordato che occorre garantire il rispetto delle più moderne direttive comunitarie, adottando la stabilizzazione professionale di decine di migliaia di precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio per lo Stato negli ultimi 5 anni. Anche perché a breve la Corte dei Conti si pronuncerà sulle ingiustificate deroghe introdotte a livello nazionale, che hanno sino ad oggi prodotto tra lo stesso personale precario un gratuito senso di frustrazione e di inadeguatezza, a fronte del preziosissimo impegno lavorativo quotidiano a favore della crescita delle nuove generazioni".
Il sindacato è convinto, inoltre, che occorre operare per trovare delle rinnovate soluzioni a proposito della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti. Torniamo a ricordare che guardando sempre all'Europa, in diversi Paesi, per questo stesso personale, che svolge un lavoro altamente logorante, sono previste delle 'finestre' pensionistiche anticipate utili ad evitare di incorrere in patologie professionali oggi riassunte sotto il nome di ‘burnout’".
Per il sindacato, quindi, non serve una nuova riforma dell'istruzione pubblica: quel che occorre è solo il ripristino dei principi fondamentali su educazione e lavoro: "operando in questa direzione, tornando a rispettare i discenti e la professionalità di tutti gli operatori scolastici - conclude Pacifico - potremmo tornare a detenere un'istruzione di qualità. Degna di un Paese moderno che vuole risollevarsi ed uscire dalla tremenda crisi in cui versa".